Miracolo a causa di un errore cognitivo

Tra gli errori cognitivi che maggiormente affliggono la mente umana quello sintetizzato dalla formula post hoc ergo propter hoc è sicuramente uno dei più diffusi. Esso indica la tendenza a pensare che due eventi siano causalmente correlati perché uno accade dopo l’altro. Ad esempio, si ha una situazione di post hoc ergo propter hoc quando si recita una formula magica e ci si sente improvvisamente bene (in realtà, i due fenomeni non sono correlati e l’improvviso benessere potrebbe essere dovuto a una causa non considerata); oppure quando, in seguito a un’ondata di immigrazione, aumentano l’inflazione e la criminalità e si pensa che siano state causate dagli immigrati (quando le cause potrebbero essere altre). Già il filosofo inglese Hume faceva notare che la mente umana ha la forte tendenza a porre in rapporto causale fenomeni che si verificano l’uno dopo l’altro e che spesso i rapporti causali hanno a che vedere più con le nostre aspettative che con la logica. Parte della fallacia deriva dal fatto che un evento può essere preceduto da molti eventi che potrebbero essere, singolarmente o complessivamente, le vere cause dell’evento.

Un esempio in tema di post hoc ergo propter hoc è dato da un episodio narrato e interpretato in senso miracolistico da James Bentley, autore di Ossa senza pace, interessante testo di qualche decennio fa dedicato alla storia delle reliquie, religiose e non. In prossimità della basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma, si trova la cosiddetta scala sancta, ventotto gradini di marmo che, secondo la tradizione, appartennero un tempo al palazzo di Ponzio Pilato a Gerusalemme e che furono percorsi da Gesù stesso. Sempre secondo la tradizione, fu sant’Elena, la madre dell’imperatore Costantino, a farla trasportare a Roma nel 326 d. C. Afferma Bentley:

Spinti da questa credenza, i cristiani invocano una benedizione o un miracolo mentre seguono con devozione i passi del loro Redentore, salendo umilmente in ginocchio la Scala Sancta. Gli stessi papi non hanno mai cessato di manifestare il loro rispetto per il potere spirituale di simili reliquie e per la loro utilità pratica nei momenti di bisogno. Così, nel settembre del 1870, quando Vittorio Emanuele II si apprestava a invadere Roma per portare a compimento l’unità d’Italia, papa Pio IX, all’età di settantotto anni, andò subito alla Scala Sancta e risalì in ginocchio i ventotto gradini. Anche gli scettici devono riconoscere che in seguito il Vaticano sfuggì all’incorporazione nell’Italia unificata (Bentley, J., 1985, Ossa senza pace, SugarCo Edizioni, Milano, pp. 58-59).

Bentley pone in diretta relazione causale l’ascesa in ginocchio della scala sancta da parte di Pio IX con la mancata annessione del Vaticano all’Italia. Ma è dubbio che un evento come la fine del potere temporale della Chiesa a seguito degli avvenimenti del 1859-1860 e la perdita dei territori dello stato pontificio, tranne Roma e il Lazio, seguita, nel 1870, dalla cosiddetta breccia di Porta Pia, che sancì l’annessione di Roma al Regno d’Italia, possa essere interpretato come un aiuto divino alla causa del papato, che, anzi, proprio in quell’occasione, subì uno scacco tremendo. Solo uno sguardo assai selettivo può assegnare al gesto di Pio IX un ruolo fondamentale in una vicenda che ha segnato il tramonto definitivo dello Stato pontificio per come era noto all’epoca.

E, in effetti, l’errore cognitivo del post hoc ergo propter hoc è spesso accompagnato da un altro fenomeno altrettanto frequente, quello della percezione (ma anche della memoria) selettiva. In altre parole, tendiamo a percepire (e ricordare) soprattutto gli eventi, i fenomeni, le circostanze che più concordano o corrispondono alle nostre aspettative, credenze, convinzioni. Così, se crediamo nell’esistenza dei miracoli, prestiamo attenzione soprattutto agli elementi della narrazione che sembrano avallare l’interpretazione miracolistica, a scapito degli altri. Così, nel racconto di Bentley, la selezione di particolari avvenimenti – la salita in ginocchio della Scala sancta da parte di Pio IX e la mancata incorporazione del Vaticano nello stato italiano – viene letta come il verificarsi di un evento straordinario di natura divina, quando, invece, gli anni del papato di Pio IX furono tra i più disastrosi per le sorti temporali dello stato pontificio. Così facendo, anche un disastro storico può tramutarsi in una vittoria favorita dalla divinità. Basta selezionare i fatti giusti.

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