Oracoli quotidiani

Romolo G. Capuano

Oracoli quotidiani. Cos’è e come funziona la profezia che si autoavvera.

Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2003, pp. 192.


Questo è il mio primo libro, pubblicato nel 2003. E’ anche la prima monografia italiana dedicata a uno dei più straordinari e affascinanti meccanismi della mente: la profezia che si autoavvera. Nel libro rispondo a domande come: Perché alcune persone sembrano irrimediabilmente antipatiche? Perchè la gente crede agli indovini? E’ vero che gli insegnanti giudicano in base a simpatie e antipatie? Si può guarire con una semplice pillola di zucchero? Nell’ultimo capitolo offro anche un’interpretazione in chiave psico-sociologica del Terzo segreto di Fatima. Insomma, un testo – spero – affascinante che vi condurrà lungo strade inattese.

Per Profezia che si autoavvera (o SfP, da Self-fulfilling Prophecy)  si intende “una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria “veridicità”.

Il concetto fu introdotto per la prima volta nelle scienze sociali nel 1948 dal sociologo  Robert K. Merton in un saggio intitolato The Self-fulfilling Prophecy. Questo testo rappresenta la prima formulazione disponibile sull’argomento in maniera sistematica e costituisce la pietra angolare su cui si sono rette le discussioni sul tema.

Merton, però, non ha la paternità concettuale del termine. Egli stesso riconosce che, prima di lui, pensatori molto noti avevano proposto riflessioni illuminanti, ancorché non articolate, sul tema e tra questi cita Bossuet, Mandeville, Marx, Freud e Sumner.

L’inizio di una riflessione non occasionale sul concetto di profezia che si autoavvera va attribuita a W.I. Thomas, uno dei decani della sociologia americana. All’inizio del ‘900, Thomas espose il suo famoso “teorema”, che recita: “Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”.

Questo significa che “gli uomini non rispondono solo agli elementi oggettivi di una situazione, ma anche, e a volte in primo luogo, al significato che questa situazione ha per loro. E una volta che essi hanno attribuito un qualunque significato ad una situazione, questo significato è la causa determinante del loro comportamento e di alcune conseguenze di esso”.

In altre parole, gli esseri umani tengono in gran conto il significato che essi attribuiscono alle cose e si muovono nei confronti delle cose sulla base di questi significati. I significati sono creati e ricreati nel corso del tempo e forniscono la molla propulsiva che orienta l’agire umano. È solo in seguito ad una determinata attribuzione sociale di significato che, ad esempio, alcune donne che occupavano determinati ruoli sociali, che attendevano a determinate occupazioni, che pronunciavano determinate frasi sono state arse vive sul rogo in quanto streghe nei secoli passati.

In questa pagina, offro due bonus al libro.

Il primo riguarda il celebre “Teorema di Thomas”, da tutti considerato il concetto precursore della profezia che si autoavvera. L’autore è il sociologo americano William I. Thomas (1863-1947).

Il secondo riguarda un testo seminale in materia di “effetto placebo” (di cui parlo nel libro) ossia “The Powerful Placebo” di Henry K. Beecher (1955), che qui traduco per la prima volta in italiano con una mia introduzione. 

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