Una modesta proposta

Swift, J.

(a cura e traduzione di Romolo G. Capuano)

Una modesta proposta per evitare che i figli dei poveri siano di peso ai loro genitori e al paese e per renderli utili alla società

Stampa Alternativa, Viterbo, pp. 47, 2010


E se la soluzione di tutti i mali che ci affliggono stesse nello sbarazzarci dei nostri petulanti, viziati, egocentrici bambini? Magari nel cuocerli a puntino e ricavarne piatti succulenti per le nostre tavole sempre più misere?

Pensateci. Non è un’idea sufficientemente creativa? Peraltro economica, facile e di pronta disponibilità? Certo un tantino immorale, oltre che macabra. Ma di “questione morale” ormai si parla solo per censurare l’operato di qualche politico troppo intraprendente, magari proprio mentre gli si prepara una leggina ad hoc. E poi “morale” fa troppo passé, mentre qui siamo di fronte a una crisi di proporzioni mai viste. Non vorremmo mica finire come la Grecia! E poi vuoi mettere tutti quei pianti, quei capricci, quei vizi (ben sostenuti dalla pubblicità, non c’è dubbio) che non ci sono più? La vita che ritorna, gli interessi che rinascono, la gioia della realizzazione del sé?

Un suggerimento ci viene dal passato. Addirittura dal Settecento e dalla penna di un grande scrittore irlandese, Jonathan Swift, che sull’arte di mangiare i bambini a fin di bene ha scritto un libello delizioso, una modesta proposta, che qui siete invitati a rigustare (se lo avete già letto) o ad assaporare per la prima volta, magari mentre accarezzate – per l’ultima volta? – quella tenera, paffutella creatura che vi chiama papà o mamma.

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