Lutero e il placebo

Tradizionalmente, per placebo si intende ogni sostanza priva di elementi attivi somministrata a un paziente, i cui disturbi non siano di origine organica, per suggestionarlo facendogli credere che si tratta di una cura reale. Ma, placebo è anche ogni sostanza usata in sostituzione di un farmaco per misurarne l’azione farmacologica. Inoltre, l’effetto placebo può verificarsi anche con l’impiego di sostanze attive e anche in assenza di terapia farmacologica o di contesto medico. Ad esempio, il placebo può essere costituito da farmaci la cui azione è accresciuta dalla fiducia che il paziente e il medico nutrono nei loro confronti. Infine, si può avere un effetto placebo quando a somministrare un determinato farmaco è un determinato individuo piuttosto che un altro: ad esempio un medico in camice bianco piuttosto che un medico in borghese.

Di quest’ultimo tipo di effetto placebo, fece esperienza Martin Lutero nel 1532, secondo la testimonianza di un suo seguace Veit Dietrich, che così trascrisse un’osservazione del riformatore religioso:  

Io la penso cosi, che in tutte le gravi malattie ci sia l’opera del Diavolo: 1) perché egli è autore della morte; 2) così Pietro, negli Atti degli Apostoli, chiama gli oppressi dal Diavolo sanati da Cristo; Cristo d’altra parte curò non solo gli oppressi, ma anche i paralitici e i ciechi ecc. Ecco perché in generale ritengo che tutte le gravi malattie siano colpi del Diavolo. Egli tuttavia per far questo si serve degli strumenti della natura. Come il ladrone uccide con la spada, cosi Satana corrompe le qualità e gli umori. Cosi come Dio stesso si serve di mezzi quali il sonno, il cibo, il bere per conservare la salute, cosi anche il Diavolo nuoce con mezzi adatti. Quando la siepe si inclina un poco in avanti, lui allora la spinge a terra fino in fondo. Cosi il medico è il rattoppatore del nostro Signore Iddio nel corpo, come noi teologi lo siamo nello spirito, perché ripariamo le cose quando il Diavolo l’ha guastate. Cosi il medico dà la triaca, quando Satana dà il veleno. Con l’impiego della creatura, cura la natura. Infatti la medicina è rivelata divinamente, non deriva dai libri, come anche la scienza del diritto non viene attinta dai libri, ma dalla natura. È miracoloso poi, e questo lo so con certezza, che abbiano efficacia le medicine che i principi danno con le loro mani. Se le desse un medico, non avrebbero efficacia. Così tutti e due i duchi [Federico e Giovanni] posseggono un collirio che dà giovamento quando sono loro a darlo, sia la causa del morbo calda o fredda; un medico non può darlo. Lo stesso accade nella teologia. Filippo mi solleva dall’abbattimento con una parola; detta invece da Eck o da Zwingli, la stessa parola mi avrebbe afflitto ancora di più (Martin Lutero, 1969, Discorsi a tavola, Einaudi, Torino, p. 65).

Potrebbe sembrare curioso che, in questo caso, l’effetto placebo si verifichi quando il somministratore del rimedio non è un medico, ma un principe o un duca, ma dobbiamo considerare che, all’epoca, nel XVI secolo, la medicina non godeva dello status odierno, mentre a re e principi erano attribuiti poteri taumaturgici miracolosi, come testimonia il bel libro di Marc Bloch, I re taumaturghi (1924). Simbolicamente, dunque, l’efficacia placebica di un re era molto superiore a quella di un medico, così come l’efficacia placebica di un medico oggi è molto superiore a quella di un politico.  

Per Lutero, inoltre, ricevere un farmaco da un amico o da un teologo di vedute affini alle sue sortiva effetti molto più rassicuranti rispetto a ricevere lo stesso farmaco da un teologo di diversa fede.

Ciò significa che l’efficacia di un placebo dipende anche da configurazioni storiche e psicologiche mutevoli nel tempo e nello spazio e diverse da individuo a individuo. Nella configurazione attuale, ad esempio, è possibile che un farmaco somministrato da un celebre influencer risulti di maggiore efficacia placebica di un farmaco somministrato da un medico.

Ogni epoca ha la sua “struttura magica” di riferimento. Non dovremmo, dunque, sorprenderci del fatto che un influencer subentri a un nobile o a un principe come “persuasore placebico”. Così come non dovremmo sorprenderci se un farmaco somministrato a un bambino da qualcuno vestito da Topolino può risultare altrettanto efficace placebicamente di un farmaco somministrato a un adulto da un medico in camice bianco.

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