Equivoci traduttivi del social distancing

Per prevenire il contagio da coronavirus, raccomanda il Department of Health & Human Services degli Stati Uniti:  «Stay at least 6 feet (about 2 arms’ length) from other people». Sei piedi (un piede equivale a 30,48 cm) equivalgono a 1,82-83 metri (secondo gli arrotondamenti) o alla lunghezza di due braccia consecutive o, per dirla in maniera ancora più creativa, come nel New Jersey, a “uno Springsteen” (anche se sembra che il “boss” sia alto un metro e 77 centimetri).

Se “sei piedi” sono la distanza raccomandata negli Stati Uniti, altrove le idee sono diverse.

«Maintain at least 1 metre distance between yourself and others» sostiene il sito dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), confortato in questa scelta dal Ministero della salute italiano che consiglia di “mantenere, nei contatti sociali, una distanza interpersonale di almeno un metro”.

In Spagna la distanza di sicurezza consigliata sembra essere di due metri, mentre non manca chi, sulla base di studi (forse) scientifici, argomenta di osservare  una distanza di 27 piedi (8,2 metri) per evitare ogni problema.

Ancora oggi non si sa con certezza quale dovrebbe essere la giusta misura di social distancing per evitare “scientificamente” ogni contagio. Secondo un articolo di Quartz, la distanza di un metro adottata dall’OMS ha origine  dal lavoro svolto negli anni trenta da William Wells, un ricercatore di Harvard che studiò la tubercolosi. I sei piedi avrebbero, invece, una origine più recente. Resta il fatto che le (ad oggi ancora) inadeguate conoscenze sul coronavirus ci impediscono  di definire con precisione quanto dovremmo rimanere distanti dai nostri simili per evitare le temibili droplets, ossia le goccioline di saliva disperse nell’aria da chi ha il virus.

A me sembra che le distanze adottate nei vari paesi siano (anche) funzione di fattori culturali, come il sistema di misurazione in uso, e dei significati simbolici e psicologici associati a essi. Ad esempio, negli Stati Uniti, l’espressione six feet under (è anche il nome di una serie tv) significa “morto e sepolto” (You’ll be six feet under when Mom finds out that you dented her brand new car, “Quando mamma scoprirà che le hai ammaccato la macchina nuova, ti ucciderà”) e ha origine dal fatto che “sei piedi” è considerata la profondità a cui è possibile seppellire una bara. “Sei piedi” evoca, dunque, il pericolo di morte associato all’infezione da covid-19. Allo stesso modo, in Europa, le distanze di uno o due metri richiamano misure quotidianamente adoperate per indicare distanze approssimative e suscitano probabilmente una sensazione di familiarità che fa sentire sicuri, protetti.

Di certo, evitiamo di pensare, come afferma questo articolo, che la distanza di 1,82 metri sia “la sicurezza quasi matematica di evitare di essere contagiati”, forse solo perché sembra un numero straordinariamente preciso. Come detto, la misura di “1,82 metri” non è frutto di nessuna complessa operazione matematica, ma è semplicemente la traduzione nel nostro sistema metrico dell’espressione inglese “sei piedi”, che non è altro che la misura a spanna (rule of thumb, direbbero gli inglesi) adottata negli Stati Uniti per il social distancing. Esempio eccezionale, quanto inquietante, di come una traduzione possa generare un equivoco madornale, facendo passare due numeri decimali per un risultato scientifico.

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