La Sindrome di Ganser

Siegbert Ganser

A chi capiti di sfogliare un manuale di criminologia, può succedere di imbattersi in un curioso fenomeno, definito “Sindrome di Ganser”, dal nome dello psichiatra tedesco Siegbert Josef Maria Ganser (1853-1931) che, per primo, la descrisse nel 1898. Ganser giunse a individuare il fenomeno dopo aver osservato il comportamento bizzarro di tre detenuti in attesa di giudizio e lo qualificò come uno “specifico stato isterico crepuscolare”, il cui sintomo fondamentale è il rispondere di traverso. «Gli ammalati» dice Ganser, «non sono in grado di rispondere alle domande più semplici che vengono loro rivolte, sebbene attraverso le risposte appaia chiaro che hanno colto discretamente il significato della domanda; nelle loro risposte tradiscono una sconcertante mancanza di conoscenze e una sorprendente perdita di nozioni che essi certamente hanno posseduto o ancora possiedono». Oltre alle risposte assurde, approssimative, è presente un comportamento bizzarro con episodi di eccitamento e di stupore.

Secondo Ganser, i suoi tre detenuti non erano simulatori, ma soffrivano di una vera patologia, per quanto bizzarra. Lo status scientifico della sindrome è oggi alquanto incerto e controverso. Ci si interroga se sia un vero e proprio fenomeno psicopatologico o l’invenzione strampalata di uno scienziato ottocentesco.

Secondo autori contemporanei, la Sindrome di Ganser non è altro che simulazione; secondo altri si tratta di una iniziale volontà simulatoria sulla quale si innesta una “processualità isterica”; secondo altri ancora sarebbe da confermare la diagnosi di “stato crepuscolare isterico”, già avanzata da Ganser. Nel DSM-IV (la quarta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, la “bibbia” degli psichiatri americani), il fenomeno viene definito un “Disturbo Dissociativo non altrimenti specificato”, caratterizzato da “risposte di traverso” alle domande, quando non vi sia un’associazione con l’Amnesia Dissociativa o con la Fuga Dissociativa (Ferracuti, S., Parisi, L., Coppotelli, A., 2007, Simulare la malattia mentale, CSE, Torino, pp. 52-53).

Quale che sia la verità, Pino Arlacchi fa notare che la Sindrome di Ganser «ha conosciuto un’ampia popolarità nelle aule dei tribunali dell’Italia meridionale perché diagnosticata a molti capimafia e leaders camorristi dallo psichiatra Aldo Semerari e dalla sua scuola fino all’uccisione, nell’aprile 1982, dello stesso Semerari a opera di un clan camorrista» (Arlacchi, P., 2010, La mafia imprenditrice, Il Saggiatore, Milano, p. 152).

Qualche anno fa, lo psichiatra Ermanno Pavesi tradusse la memoria di Ganser che sancì la nascita della sua sindrome e la mise in rete. Oggi, non si trova più e per questo ho deciso di trascriverla, qui, con qualche piccola variazione formale, per riproporla a chi fosse interessato. Penso che sia una stimolante testimonianza del modo di operare della psichiatria ottocentesca, tanto più interessante in quanto le sue propaggini penetrano ancora nei manuali di psichiatria odierna.

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2 risposte a La Sindrome di Ganser

  1. Pingback: La mente fragile dei detenuti | romolo capuano

  2. MB scrive:

    come tutta la sintomatologia cambia il modo e la vernice, la sostanza rimane, bisogna saperla riconoscere in comportamenti “collaterali” e abituali di tanti fenomeni “”artistici”” e simili …\.

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