Un pasticcio linguistico che crea un santo

111 errori di traduzioneSan Marcolfo. Chi era costui? Nel classico I re taumaturghi, lo storico francese Marc Bloch si sofferma a lungo su questo santo francese che avrebbe avuto il dono di guarire dalla malattia delle scrofole, oggi nota come adenite tubercolare. Ciò che è interessante è come l’associazione tra Marcolfo e le scrofole sia dovuta a un equivoco linguistico che, pur non essendo un errore di traduzione, è comunque degno di curiosità. Lascio la parola allo stesso Bloch:

Per quali ragioni, verso il xii o il xiii secolo si cominciò a considerare san Marcolfo come uno specialista delle scrofole? Nella sua leggenda anteriore, lo si è visto, nessun episodio preparava gli animi a questa concezione. Certo vi furono indotti da una di quelle circostanze, apparentemente insignificanti, che provocano spesso un mutamento della coscienza popolare. Nell’Apologie pour Hérodote, Henri Estienne ha scritto: «A certi santi si assegnarono uffici a seconda dei loro nomi, come (per esempio), quanto ai santi medici, si pensò che questo o quel santo guarirebbe la malattia che avesse un nome simile al suo». Già da tempo quest’osservazione è stata applicata a san Marcolfo. I tumori scrofolosi insorgono di preferenza sul collo. Ora, nella parola francese Marcoul [Marcolfo] – di cui l’elle, consonante finale, fu ben presto pronunciata debolmente” – c’è cou (collo) e, cosa che generalmente si dimentica, c’è anche mar, avverbio frequentissimo nella lingua medievale nel senso di male, malignamente. Da ciò una specie di bisticcio di parole, o meglio di mediocre approssimazione, che, sfruttata forse da qualche monaco astuto, ha potuto benissimo far attribuire al santo di Corbeny un’attitudine particolare a guarire un male del collo. I titoli di san Chiaro, per esempio, nella funzione di oculista sovrannaturale sono più evidenti, ma non sono d’altro genere (Bloch, M., 1989, I re taumaturghi, Einaudi, Torino, pp. 205-206).

È sicuramente interessante che molte credenze ormai diffuse nel sapere popolare e date per scontate siano nate da banali equivoci linguistici, errori di traduzione o di altro genere. Sarebbe importante condurre una ricerca approfondita su questo argomento che porterebbe alla luce – ne sono certo – il fatto che molte nostre conoscenze si reggono sui piedi di argilla dell’errore e del misfatto. Ma quando si parla di santi, si sa, è meglio tacere.

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