La virgola del papa

111 errori di traduzioneRené Fulöp-Miller, nel suo libro Segreto e potenza dei gesuiti, narra un gustoso aneddoto che mostra come perfino una disputa teologica possa essere decisa (o, come in questo caso, non decisa) da una virgola mancante. Siamo nel XVI secolo, all’epoca della grande disputa tra i sostenitori del libero arbitrio (tra cui i gesuiti) e i sostenitori del ruolo decisivo della grazia di Dio nei destini umani (in sostanza la negazione della libera volontà come nei calvinisti). Questa disputa, afferma Fulöp-Miller,

ebbe come causa immediata lo zelo eccessivo e l’esagerata pedanteria di un dotto professore. Michel de Bay, il più autorevole teologo dell’antica e rinomata università di Lovanio, s’era proposto di intraprendere una confutazione radicale e scientifica delle eresie calviniste; a tale scopo si era sprofondato nella lettura dei padri della Chiesa, per poter documentare con maggior effetto la tesi cattolica del libero arbitrio.

Ma al buon de Bay accadde di studiare i padri e specialmente Agostino con tale diligenza che alla fine le sue conclusioni sembrarono più vicine alle dottrine calviniste che all’ortodossia cattolica. Invece di difendere il libero arbitrio come era stata sua intenzione iniziale, de Bay arrivò ad affermare alla fine che la volontà mancava di ogni libertà e che esisteva la predestinazione.

L’opera del professore di Lovanio era appena comparsa che già alcuni dotti dell’ordine domenicano gli piombarono addosso e lo denunciarono presso la Curia romana. Ben presto giunse da Roma la condanna di settantatré proposizioni di de Bay, che vennero dichiarate eretiche perché opposte al libero arbitrio. Quando poi divenne papa lo stesso generale dei domenicani, comparve subito una bolla di condanna in tutta regola contro tali «eretiche e pericolose proposizioni», quali il de Bay aveva sostenuto.

Il collegio dei professori di Lovanio fu dolorosamente colpito da questa condanna diretta contro uno dei suoi. La bolla papale pesava come un’onta su tutta l’università, finché improvvisamente un professore che s’era occupato della cosa più accuratamente fece una scoperta che rappresentava la salvezza: uno dei più importanti periodi della bolla, in seguito alla mancanza di una virgola, aveva un significato poco chiaro; a seconda che si poneva la virgola in un posto o nell’altro, si otteneva un significato essenzialmente diverso. Nel primo caso si poteva ricavare da quel periodo che le opinioni in questione nel senso di de Bay erano discutibili, nell’altro caso invece era appunto nel senso di de Bay che bisognava considerarle eretiche. Così scoppiò presto una grande discussione intorno a questa virgola, che teneva in ansia tutta un’università.

[…]

I professori di Lovanio si rivolsero finalmente a Roma e fecero chiedere con tutto il rispetto in quale posto si compiacesse il papa di collocare la virgola, ma il papa per tutta risposta mandò un esemplare della bolla nella quale ogni virgola era abolita. In tal modo nessuno seppe quale fosse la vera opinione della Santa Sede ed entrambi i contendenti poterono continuare liberamente ad accapigliarsi per amore della libertà della volontà (Fulöp-Miller, R., 2015, Segreto e potenza dei gesuiti, Odoya, Bologna, pp. 110-111).

Come nota lo psicanalista Theodor Reik in Dogma e costrizione, «tutte le dispute religiose hanno la tendenza a concentrarsi su particolari apparentemente insignificanti e a insistervi poi con la massima ostinazione». E a volte il particolare insignificante può essere anche una virgola o un errore di traduzione.

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