Revenge bedtime procrastination

In italiano, “procrastinazione della notte per vendetta”. A leggere ciò che dicono alcuni siti e alcune riviste, il termine fa riferimento a un fenomeno conosciuto in Cina, dove la settimana lavorativa è di 72 ore, che consiste nel rimandare il più a lungo possibile il momento di andare a dormire per dedicare tempo a se stessi e alle proprie passioni, in una sorta di protesta vendicativa contro una società che pretende cronofagicamente di occupare tutto il nostro tempo in occupazioni alienanti.

In Occidente è ben nota la bedtime procrastination, ossia la tendenza a rimandare il riposo notturno per scrivere su WhatsApp, compulsare Instagram, Twitter o Facebook, collezionare video su YouTube, dedicarsi a incessanti videogiochi o a ore interminabili di binge watching televisivo. Si tratta di un fenomeno che preoccupa sempre più psicologi e pedagogisti in quanto spostare sempre più avanti il momento di dormire genera stanchezza perenne il mattino seguente e, dunque, l’incapacità di svolgere positivamente i propri ruoli diurni, in particolare quelli di lavoratore e di studente.

Qualche sociologo, come Byung-Chul Han, già parla di “società della stanchezza” o “società assonnata” per descrivere una tendenza che sembra interessare soprattutto i giovani, ma non solo. La revenge bedtime procrastination, invece, è altra cosa: essa rimanda a un precisa scelta compiuta per rimediare alla mancanza di sufficiente tempo libero durante le ore diurne. Una espressione di malessere interpretabile come tacito dissenso nei confronti dei ritmi accelerati e sempre più esigenti della società capitalistica. Un modo per recuperare il controllo di se stessi e ritrovare un senso di libertà, anche se forse illusorio.

Certo – ci  avvertono medici e moralisti – una carenza prolungata di sonno può causare problemi seri di salute: provoca squilibri nel sistema immunitario, riduce la concentrazione, deprime il tono dell’umore, aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiache e ipertensione.

Ma la necessità di trovare tempo per sé, per le proprie cose, è sempre più avvertita oggigiorno, soprattutto in una società in cui proliferano quelli che l’antropologo David Graeber definisce bullshit jobs, ovvero occupazioni così totalmente inutili, superflue o dannose che nemmeno chi le svolge può giustificarne l’esistenza, anche se si sente obbligato a far finta che non sia così.

Psicologi e medici insistono: bisogna dormire 6-8 ore per notte, se si vuole vivere una vita sana. Ma forse la revenge bedtime procrastination è un modo irragionevole per protestare contro una società insana e priva di senso. E non importa se il mattino dopo, ti senti assonnato. Almeno, vivi la vita come vuoi viverla. E se non rendi tanto al lavoro, beh, tanto peggio per il lavoro!

Questa voce è stata pubblicata in Lavoro, Sociologia e contrassegnata con , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.