(Ancora) Su vaccini ed effetto nocebo

In un post precedente, mi ero soffermato su una ricerca che dimostrava una importante relazione tra campagna vaccinale COVID-19 ed effetti avversi da effetto nocebo. In altre parole, evidenziavo come la scienza avesse ormai preso coscienza del fatto che molti effetti avversi segnalati da persone appena vaccinate fossero dovuti anche alle aspettative negative nei confronti delle conseguenze del vaccino contro la SARS-CoV-2.

Una recente ricerca sembra confermare tale relazione. Lo studio (una metanalisi), condotto da Haas, Bender, Ballou e altri ricercatori del Programme for Placebo Studies della Harvard Medical School di Boston Twelve, ha preso in considerazione 12 articoli (il più recente pubblicato il 14 luglio 2021) che riferivano il verificarsi di effetti avversi in 45.380 soggetti, dai 16 anni in su, sottoposti a procedura sperimentale. Di questi, 22.578 avevano ricevuto un’iniezione con una semplice soluzione salina (placebo), mentre 22.802 avevano ricevuto un vero vaccino.

Dopo la prima dose, il 35.2% di coloro a cui era stato somministrato il placebo aveva dichiarato di avvertire sintomi come mal di testa e sensazione di affaticamento. Dopo la seconda dose, tale percentuale era scesa al 31.8%. Per coloro che erano stati realmente vaccinati, invece, le medesime percentuali si assestavano al 46,3%, dopo la prima dose, e al 61,4%, dopo la seconda.

Gli effetti avversi avevano, dunque, colpito maggiormente i soggetti sottoposti a vaccinazioni reali, ma, secondo gli autori, quasi due terzi di tutti i sintomi verificatisi dopo la vaccinazione anti-Covid sono da associare alle aspettative negative dei soggetti vaccinati nei confronti della sostanza loro iniettata.

Si tratta del potente “effetto nocebo” che, sempre secondo gli autori, potrebbe avere tra le sue cause la tendenza dei media a soffermarsi a lungo e con ansia sugli effetti indesiderati delle inoculazioni, preparando, dunque, il terreno a un comportamento di eccessiva sorveglianza nei confronti delle sensazioni fisiche sperimentate dopo aver ricevuto una dose di vaccino.

L’effetto nocebo potrebbe, inoltre, indurre a fenomeni di misattribution, vale a dire di attribuzione alla sostanza assunta di effetti da imputare ad altre cause. Tale fallacia contribuisce a un caratteristico “effetto telescopio” per cui tutto ciò che accade nell’arco di tempo immediatamente successivo all’assunzione del vaccino viene, in un modo o nell’altro, attribuito alla subdola azione del vaccino

Tutto questo ha delle evidenti ripercussioni su quel fenomeno che gli anglofoni chiamano vaccine hesitancy, ossia gli atteggiamenti di timore, riluttanza o rifiuto a vaccinarsi (per svariati motivi), di cui gli effetti avversi sono un aspetto importante e ancora non ben indagato.  

Non a caso, gli autori insistono sulla necessità, oltre che eticità, di educare il pubblico sulla possibilità che, in seguito a un trattamento medico, possano svilupparsi reazioni nocebo. Ciò potrebbe, fra l’altro, ridurre la probabilità che abbiano effettivamente luogo.

Infine, informare il pubblico sulla possibilità che si verifichino reazioni nocebo potrebbe contribuire a ridurre i timori relativi alla dannosità dei vaccini contro il COVID-19, il che, a sua volta, potrebbe ridurre il fenomeno della vaccine hesitancy.

Riferimento:

Haas, J. W., Bender, F. L., Ballou, S. et al., 2022, “Frequency of Adverse Events in the Placebo Arms of COVID-19 Vaccine Trials: A Systematic Review and Meta-analysis”, JAMA Network Open, vol. 5, n. 1.

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