La teoria dell’agenda-setting in uno dei suoi studi più rappresentativi

Come è possibile conoscere la realtà che ci circonda? Come possiamo sapere con sicurezza che ciò che accade intorno a noi si verifica esattamente così come sembra che si verifichi? D’altra parte, pochissimo di quanto conosciamo è tale perché ne facciamo esperienza in prima persona. Soprattutto nella nostra società ipercomplessa, in cui ogni sapere è frammentato e spacchettato in mille specializzazioni e diventa rapidamente obsoleto in virtù dell’incalzare di forme di conoscenza sempre più nuove e pretenziose, avere certezza dell’affidabilità e della bontà delle proprie fonti di conoscenza è un compito decisivo, ancorché per niente semplice.

Gli uomini agiscono in conseguenza di ciò che ritengono reale. E ciò che essi ritengono reale non è detto che sia tale. Ciò è dovuto al fatto che è

andata crescendo nelle società industriali a capitalismo maturo, a causa sia della differenziazione e complessificazione sociale, sia anche del ruolo centrale dei mass media, la presenza di fette e “pacchetti” di realtà che i soggetti non esperiscono direttamente né definiscono interattivamente a livello di vita quotidiana, ma che “vivono” esclusivamente in funzione di o attraverso la mediazione simbolica dei mezzi di comunicazione di massa.  

Dipendiamo, dunque, da altri mezzi – i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa o mass media – per avere un’idea del mondo. Anzi

minore è l’esperienza diretta che la gente ha di una determinata area tematica, più essa dipenderà dai media per avere le informazioni e i quadri interpretativi relativi a quell’area. La gente non ha bisogno dei mass media per avere esperienza dell’aumento dei prezzi. Queste condizioni, quando esistono, invadono la vita quotidiana delle persone.

Diventa, allora, indispensabile l’opera di mediazione dei mass media che ci consentono di conoscere la realtà o, più esattamente, la-realtà–così-come-essi-la-producono, fatto che non può non avere conseguenze sul modo in cui esperiamo questa realtà mediata.

La teoria dell’agenda-setting prende spunto proprio da queste riflessioni sulla forma e il contenuto della conoscenza nella nostra società per elaborare il proprio nucleo ipotetico fondante che possiamo sintetizzare con il seguente brano:

In conseguenza dell’azione dei giornali, della televisione e degli altri mezzi d’informazione, il pubblico è consapevole o ignora, dà attenzione oppure trascura, enfatizza o tralascia, elementi specifici degli scenari pubblici. La gente tende ad includere o escludere dalle proprie conoscenze ciò che i media includono o escludono dal proprio contenuto. Il pubblico, inoltre, tende ad assegnare a ciò che esso include un’importanza che riflette da vicino l’enfasi attribuita dai mass media agli eventi, ai problemi, alle persone.

Della teoria dell’agenda-setting ho tradotto uno dei testi più rappresentativi: quell’“Agenda-Setting and Mass Communication Theory” di Eugene F. Shaw, che, dal 1979, anno della sua pubblicazione, continua ad essere stracitato da chiunque si occupi di massmediologia e che è opportuno far conoscere al lettore italiano, anche per la sua estrema attualità. Qui la traduzione dell’articolo con una mia introduzione che riprende, in maniera accademicamente più rispettosa, le citazioni presentate in questo post.

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