La preghiera come retaggio di servitù

Oggi non ci si inginocchia davanti a ciò che un tempo tutti considerarono donato dall’Alto; gesti e sentimenti di questo tipo rinviano infatti ad un antico retaggio di schiavitù. Anche il bisogno ormai insegna a non più pregare poiché è troppo evidente che in massima parte esso è stato creato e imposto dai nostri simili (Bloch, E., 1971, Ateismo nel Cristianesimo, Feltrinelli, Milano, p. 45).

Perché i credenti si inginocchiano per pregare? Perché la preghiera impone gesti che rimandano a una condizione di servitù, a uno stato di subalternità, a un guardare verso l’alto? Perché – ci dice il filosofo Ernst Bloch in uno dei suoi testi più famosi e impegnativi – la preghiera è nata in società dove vigeva la schiavitù o dove forti gerarchie sociali individuavano differenze estreme tra uno strato e l’altro. In queste società, la preghiera era rivolta al signore/monarca/tiranno di turno e presupponeva sempre una forte distanza sociale tra chi pregava e chi riceveva l’orazione. Il rapporto era sempre di tipo verticale. Al tempo stesso, la preghiera serviva a confermare e consolidare tale distanza. Tra eguali, infatti, non può esistere preghiera. La preghiera, dunque, come indicatore di una relazione impari.

In una società democratica, dove le distanze sociali sono concepite in maniera orizzontale, la preghiera appare allora come un relitto dei tempi passati, una sopravvivenza che si è emancipata dal contesto sociale che l’ha generata, una superstizione localizzata. Abbandonarla vorrebbe dire abbracciare davvero i principi fondamentali della democrazia e dell’uguaglianza. A meno che, come accade regolarmente, ma forse inconsapevolmente tra i credenti, l’unico rapporto concepibile con Dio non sia di tipo sideralmente verticale. Ma il cristianesimo e le altre religioni monoteiste non esigono la fratellanza universale nel nome della divinità? Se le cose stanno così, il gesto più coerentemente religioso sarebbe non pregare più. Ma secoli di prostrazione e subalternità sociale non si dimenticano in un attimo.

Forse, un mondo davvero ugualitario sarà un mondo senza più preghiere.

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Una risposta a La preghiera come retaggio di servitù

  1. Ivano scrive:

    Le religioni hanno la precipuo funzione di impedire l’emancipazione delle persone; ciò è dimostrato dalla ferocia con cui mutilarono di lingua ed arti il Cav De LA Barre, prima di accendere la pura, solo perché non si era tolto il cappello al passaggio della processione: ALLUCINANTE. Secondo i maneggiano delle religioni dobbiamo essere un gregge che loro proteggono; Ma non dicono che la loro protezione sta nel riservato dominio sul gregge per tosarli loro, per scannarsi e venderlo loro. Fidel Castro diceva: UN PUEBLO QUA NON SABE LEER NO ESCRIBIR EST MUI FA SUL DE MANIPULAR. ECCO SPIEGATO L’ODIO PER I COMMUNISTI E SOCIALISTI; SEMPLICEMENTE LA CHIESA NON VUOLE L’EMANCIPAZIONE PERCHÉ SOLO DISPONENDO DI UNA MASSA IGNORANTE POSSONO MANOVRARLA RICATTANDO LA POLITICA E SEDERSI AL TAVOLO DEI REGNANTI. Meditate gente. José SARAMAGO ha detto: SE NON ci fossero le religioni il mondo sarebbe in pace.

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