Joshua Bell: un “esperimento sociale”

Joshua Bell è uno dei violinisti più virtuosi e abili in assoluto. Le sue esibizioni sono apprezzate da migliaia di persone in tutto il mondo, comprese teste coronate e uomini e donne di cultura. Talvolta, per assistere ai suoi spettacoli, è necessario pagare fino a 100 dollari e oltre. Inoltre, il suo viso è noto per essere apparso in riviste, trasmissioni televisive, radiofoniche e in ogni possibile medium di massa.

Joshua Bell è anche il protagonista di una sorta di esperimento sociale – oggi il termine “esperimento sociale” è seriamente abusato e può indicare qualsiasi cosa, da uno scherzo banale a una ordalia con finalità vagamente collettive – organizzato da Gene Weingarten del «Washington Post» il 12 gennaio 2007 alle ore 7:51, presso la stazione L’Enfant Plaza in una delle ore di punta della metropolitana di Washington. Qui, Bell si è esibito, come fanno gli artisti di strada, per ben 43 minuti dinanzi a 1.097 frettolosi pendolari urbani, suonando sei rinomati pezzi classici con il suo Stradivari del valore di 3,5 milioni di dollari. Risultato? La stragrande maggioranza gli è passata accanto nella totale indifferenza, pochissimi si sono fermati ad ammirarlo, solo una pendolare lo ha riconosciuto. Al termine dell’esibizione, Bell ha contato 32 dollari di apprezzamento da parte dei pendolari di Washington, meno di quanto è possibile pagare per andare a vederlo in un concerto.

Come è potuto succedere? Perché un artista celebre in tutto il mondo è stato oggetto di tanta indifferenza?

Secondo gli organizzatori dell’esperimento, l’obiettivo era quello di valutare se fattori come il contesto, la percezione e le priorità individuali influenzassero la ricezione della musica di Bell e se, nonostante il contesto, la bellezza della musica avrebbe trasceso ogni cosa (Would Beauty Transcend?).

L’esperimento, a mio avviso, dimostra innanzitutto che nessuna produzione culturale può fare a meno di una cornice di riferimento (art without frame) che conferisca significato e prospettiva a ciò che viene prodotto. Un altro elemento fondamentale è l’aspettativa nei confronti di ciò che accade intorno a noi. Per quanto amiamo pensare l’arte come una variabile indipendente da ogni possibile fattore, in realtà l’aspettativa, l’atteggiamento, la conoscenza e altre variabili cognitive sono essenziali ai fini del godimento artistico. Importanti sono anche il livello di cultura e di istruzione, i gusti personali, la frequentazione dei luoghi deputati alla diffusione dell’arte. Infine, il contesto svolge un ruolo decisamente vitale: lo stesso prodotto artistico può essere giudicato in modo estatico in un contesto e indifferente in un altro.

Contrariamente a quanto sostiene una versione di maniera, l’arte non è un’entità astratta che prescinde dal tempo e dallo spazio in cui si manifesta, né è indipendente da fattori psicologici, sociali, culturali e antropologici. Questo la sociologia dell’arte lo sa da tempo. Molti lettori del «Washington Post» lo hanno appreso solo dopo l’“esperimento” di Joshua Bell.

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