Uteri biblici in affitto

Da Wikipedia:

La surrogazione di maternità, maternità surrogata, detta anche gestazione d’appoggio o gestazione per altri (spesso abbreviata in GPA) è una forma di procreazione assistita in cui una donna (definita madre surrogata, gestante d’appoggio, gestante per altri o portatrice gestazionale) provvede alla gestazione per conto di una o più persone, che saranno il genitore o i genitori del nascituro.

Il ricorso a tale metodo viene solitamente sancito attraverso un contratto, in cui il futuro genitore (o i futuri genitori) e la gestante dettagliano il procedimento, le sue regole, le sue conseguenze, il contributo alle spese mediche della gestante e, solo in alcuni Paesi, l’eventuale retribuzione della gestante stessa per il servizio offerto: in quest’ultimo caso è comune la locuzione «utero in affitto», talvolta impropriamente usata per indicare in senso negativo la surrogazione di maternità in generale. Ci si riferisce alla surrogazione di maternità come “altruistica” per descrivere le leggi delle realtà dove non è permesso un contributo pecuniario alla gestante, come ad esempio negli Stati membri dell’Unione europea ove è legale la pratica; per contro, dove esistono leggi che permettono la remunerazione, essa si definisce “retribuita” o “lucrativa”. In alcuni sistemi sono legali entrambi i tipi di pratica; in Russia e Ucraina ad esempio esistono norme che regolano sia la surrogazione altruistica che retribuita.

Siamo abituati a vedere la surrogazione di maternità come qualcosa di moderno, se non contemporaneo. Crediamo che tale formula sottenda un modo tutto attuale di interpretare la maternità e la genitorialità in genere. Istintivamente, siamo propensi a ritenere che tale pratica non potesse trovare piede in epoche lontane, convinti che il concetto di famiglia, oggi a dir il vero, traballante, un tempo fosse più saldo ed esclusivo.

Del resto, la Chiesa cattolica condanna da sempre la maternità surrogata, ritenendola una pratica che “offende la dignità umana”, una forma di “mercificazione del corpo delle donne, ridotto ad una semplice funzione del mercato, e di una dissociazione pericolosa tra persona e maternità”.

Eppure, è proprio nel Vecchio Testamento che troviamo storie ed indicazioni che sembrano sostenere questa forma di maternità. L’esempio più lampante ci viene da Genesi 30, dove è possibile leggere:

Rachele, vedendo che non le era concesso di procreare figli a Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse a Giacobbe: «Dammi dei figli, se no io muoio!». Giacobbe s’irritò contro Rachele e disse: «Tengo forse io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del grembo?». Allora essa rispose: «Ecco la mia serva Bila: unisciti a lei, così che partorisca sulle mie ginocchia e abbia anch’io una mia prole per mezzo di lei». Così essa gli diede in moglie la propria schiava Bila e Giacobbe si unì a lei. Bila concepì e partorì a Giacobbe un figlio. Rachele disse: «Dio mi ha fatto giustizia e ha anche ascoltato la mia voce, dandomi un figlio». Per questo essa lo chiamò Dan. Poi Bila, la schiava di Rachele, concepì ancora e partorì a Giacobbe un secondo figlio. Rachele disse: «Ho sostenuto contro mia sorella lotte difficili e ho vinto!». Perciò lo chiamò Nèftali.

Allora Lia, vedendo che aveva cessato di aver figli, prese la propria schiava Zilpa e la diede in moglie a Giacobbe. Zilpa, la schiava di Lia, partorì a Giacobbe un figlio. Lia disse: «Per fortuna!» e lo chiamò Gad. Poi Zilpa, la schiava di Lia, partorì un secondo figlio a Giacobbe. Lia disse: «Per mia felicità! Perché le donne mi diranno felice». Perciò lo chiamò Aser (Genesi 30, 1-13).

Come è possibile sostenere con convinzione una posizione contraria al proprio libro religioso di riferimento? Come è possibile per un cattolico condannare la maternità surrogata, quando è proprio di questo che parla (e che ratifica) il suo libro sacro?

Chi si meravigliasse di questo, dovrebbe ricordare che la religione è piena zeppa di contraddizioni di ogni tipo. La Bibbia, in particolare – il testo sacro dei cattolici per eccellenza – è piena di incoerenze, dovute anche al fatto che in essa confluiscono autori, periodi e credenze diverse. Qualche anno fa pubblicai la traduzione di un libro che presentava parecchie di queste antinomie. È il libro che vedete nell’immagine, ormai disponibile solo nel circuito dei remainders.

Certo, nel caso citato in precedenza, il rapporto monetario sotteso alle attuali forme di maternità surrogata non è presente nella Bibbia in quanto sostituito dal rapporto padrone-serva. Ma ciò va solo a demerito di una società, quale quella descritta in Genesi, in cui i rapporti quotidiani erano incentrati sulla schiavitù e sulla subalternità femminile.

Le attuali forme di maternità surrogata sono basate su altri presupposti, primo fra tutti quello della libertà e dell’autodeterminazione degli individui; concetti che, in periodo biblico, appaiono decisamente futuristici.

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