Rosari e manganelli

In un mio post precedente, ho osservato come il nome di Dio sia spesso sbandierato da calciatori, guerrieri e politici per fini di parte. È il fenomeno che, in ambito politico, viene definito instrumentum regni, ossia la strumentalizzazione della religione per conseguire fini politici e di controllo delle masse. Questo fenomeno, che vanta segnalazioni eccellenti da parte di pensatori come Polibio, Lucrezio, Machiavelli, Montesquieu, Giacomo Leopardi ed Ernesto Rossi, ha recentemente assunto nuovo vigore grazie a Matteo Salvini, il leader della Lega, che spesso ostenta rosari e santini nei suoi discorsi e comizi, conditi altrettanto spesso da invocazioni religiose inneggianti al trionfo politico della sua parte («Affido la mia e la vostra vita al cuore immacolato di Maria che sono sicuro che ci porterà alla vittoria»). Come è noto, questo modo di fare politica è stato criticato dal mondo cattolico che ha accusato Salvini di agitare simboli e significati che dovrebbero essere di tutti. Ma Salvini, non è solo in questo genere di esibizioni. A Napoli, ad esempio, è prassi obbligatoria, se non compulsiva, per chiunque venga eletto sindaco o governatore della Campania, baciare la mano a San Gennaro in occasione del “miracolo” periodico dello scioglimento del suo sangue. In tutto il mondo, i leader politici amano contornarsi di simboli religiosi per accreditarsi come difensori della fede o rispettosi della tradizione. Tutti gli italiani ricordano – spero – le intese “intime”, al limite del simbiotico, tra Fascismo e Chiesa cattolica e tra Democrazia cristiana e Vaticano.

A proposito di Fascismo, una delle manifestazioni più bizzarre del connubio politica-religione è senz’altro la “Madonna del manganello” che di seguito descrivo saccheggiando il sito di Giancarlo Tranfo, autore del pregevole La Croce di Spine (Chinaski Edizioni) di cui raccomando a tutti la lettura:

La Madonna del manganello è una rappresentazione iconografica della figura cristiana della Madonna, diffusa a Vibo Valentia durante il ventennio fascista e caduta in disuso con la deposizione del regime.

Pur non avendo mai avuto un riconoscimento ecclesiastico ufficiale, la Madonna del manganello rientrò in un insieme di rappresentazioni diffuse, principalmente in forma di statue e santini, negli anni trenta del XX secolo nell’ottica dello spirito clerico-fascista voluto dalla Chiesa e dal regime stesso. Nell’ambito di questa corrente, si arrivò ad alcune aberrazioni quali san Francesco proclamato “precursore del Duce” nel 1926, o l’icona di santa Chiara in trionfo sui fasci littori.

Una quasi omologa alla Madonna del Manganello è la Madonna del buon ritorno, un’’altra immagine sacra creata dal religioso Don Gabriele Virgilio nel 1942 per i soldati in guerra (che poi sarebbe stata proclamata patrona dei dispersi e dei reduci).

Sempre in questa corrente si possono contestualizzare le numerose “preghiere per il Duce” che vennero composte in quegli anni, divulgate proprio tramite il retro di questi santini.

La statua della Madonna del Manganello fu realizzata dallo scultore leccese Giuseppe Malecore come arredo sacro per una chiesa non parrocchiale di Monteleone, attuale Vibo Valentia.

La statua rappresentava una Madonna con bambino, nella tipica iconografia della Madonna del Soccorso che mentre nella mano sinistra sorreggeva il figlio Gesù, con la destra sollevava un manganello nodoso. Ai piedi della donna si trovava un secondo bambino in piedi. La statua era realizzata in cartapesta colorata, e da questa rappresentazione furono in seguito realizzati con metodo fotografico alcune serie di santini.

L’immagine fu ripresa dagli organi del partito, che la elessero dapprima a “patrona degli squadristi”, poi a “protettrice dei fascisti”.

Asvero Gravelli, giornalista del regime, fascista intransigente e direttore della rivista «Antieuropa», compose anche uno stornello come preghiera per il retro dell’immagine, che citava:

«O tu santo Manganello/ tu patrono saggio e austero,/ più che bomba e che coltello/ coi nemici sei severo./ O tu santo Manganello/Di nodosa quercia figlio/ver miracolo opri ognor,/se nell’ora del periglio/batti i vivi e gli impostor./Manganello, Manganello,/che rischiari ogni cervello,/sempre tu sarai sol quello/che il fascista adorerà»

La statua scomparve da Monteleone, e fu presumibilmente distrutta, alla fine della seconda guerra mondiale, con essa svanì la sua venerazione.

A questo punto potremmo porci un interrogativo irriverente (ma forse nemmeno tanto). A quando la “Madonna sovranista protettrice della Lega e affondatrice degli immigrati”? Non  mi sorprenderei se ciò avvenisse davvero. Al più, diranno che si tratta di una provocazione. E, si sa, oggi provocare rende più che governare.

Questa voce è stata pubblicata in ateismo, religione e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a Rosari e manganelli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.