Quelli che sorridono

“Sempre col sorriso sulle labbra”. “Sorridi sempre qualunque cosa accada”. “Comunque vada, sempre col sorriso sulle labbra”.

Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, Blog di ogni genere sono, di questi tempi, un profluvio di inviti al sorriso. Sembra che le persone facciano a gara a chi sorride di più, a dispetto di ogni avversità. Inviti che assumono l’aspetto di imperativi categorici a cui nessuno può sottrarsi, pena la revoca della patente di cittadino ottimista della contemporaneità e dei social. Anche se un sorriso perennemente stampato sulle labbra è innaturale, inumano, finto. Ognuno di noi ha il diritto di sentirsi triste, malinconico, infelice, arrabbiato, impaurito, e certo anche felice e sorridente, ma non sempre.

L’imperativo del sorriso a ogni costo vuole imporre un modello di individuo che assomiglia all’uomo che ride di Victor Hugo, con la differenza che mentre Gwynplaine, il protagonista del romanzo di Hugo, ride perennemente per una deformazione, i contemporanei ridono in virtù di una coazione social a cui non riescono a sottrarsi quasi fosse un ictus relazionale. Il sorriso perenne serve a rimuovere ogni traccia di umanità, sentimento, dolore in un mondo – quello social – in cui si è obbligati a mostrare sempre e solo il meglio di sé. Così, abbiamo l’illusione che il mondo funzioni perché tutti sorridono e ci sentiamo costretti a sorridere come gli altri. Anche se, a volte, è davvero difficile.

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