Oggetti culturali dati per scontati

Alcuni “oggetti culturali” appaiono tanto solidi e radicati da darci l’impressione di esistere così come sono da sempre. Tale solidità è talmente persuasiva da sembrare naturale, eterna, inscalfibile. Rimaniamo, dunque, sorpresi quando apprendiamo che, in realtà, essa deriva da una costruzione secolare, una concrezione progressiva che determina esiti che lentamente si sedimentano nelle nostre enciclopedie personali fino a rivestirsi di una patina di immortalità.

Prendiamo il caso dell’«Ave Maria». Attualmente, questa preghiera assume una formula che tendiamo a dare per scontata:

Ave Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.

Tu sei benedetta fra le donne

e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio,

prega per noi peccatori,

adesso e nell’ora della nostra morte.

Amen.

Ebbene, questa invocazione, per molti secoli, si è fermata più o meno alla prima parte della sua versione attuale, tratta da alcune parole delle Sacre Scritture. In particolare, i primi due versetti sono tratti da Luca 1, 28: «Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”, mentre il terzo e il quarto da Luca 1,42: «ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”»).

Bisognerà aspettare il XV secolo – stiamo parlando, infatti, di secoli – affinché  venga aggiunta – non si sa nemmeno da chi – la seconda parte della versione attuale, ossia il nome di Gesù, la preghiera dei peccatori e l’Amen conclusivo.

Solo nel Breviario romano promulgato da San Pio V nel 1568 troviamo, infine, la definizione ufficiale del testo completo della preghiera, al termine di un percorso centenario denso di  avvenimenti, azioni e reazioni (una scuola di pensiero vuole che la seconda parte sia nata in reazione all’eresia di Nestorio, che negava che la Madonna fosse la Madre di Dio).

La vicenda dell’«Ave Maria» ci insegna che tutti gli “oggetti culturali”, anche quelli più apparentemente scontati, hanno una storia e che gli elementi che li compongono non sono frammenti di perpetuità, ma cascami di decisioni, avvenimenti, contingenze, casualità imprevedibili.

Niente è davvero eterno. Nemmeno le preghiere.

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