Primogeniti o primizie?

Le dieci piaghe d’Egitto furono sciagure che, secondo il racconto di Esodo, flagellarono per volontà divina il faraone e gli Egizi, colpevoli di ostacolare la partenza degli Ebrei per la Palestina. È possibile ricordarle brevemente: 1) l’acqua del Nilo tramutata in sangue; 2) l’invasione delle rane; 3) la piaga delle zanzare (o dei pidocchi); 4) la piaga dei mosconi; 5) la morte del bestiame; 6) la piaga delle ulcere; 7) la piaga della grandine; 8) la piaga delle locuste; 9) l’oscuramento del cielo (le tenebre); 10) la morte dei primogeniti.

Il racconto di Esodo è stato oggetto di numerosissime interpretazioni: religiose, storiche, filosofiche, metaforiche, geologiche, archeologiche, fisiche, chimiche ecc. Si è scoperto, fra l’altro, che esso contiene storie scritte da autori diversi e che cinque piaghe sono più antiche delle altre.

Risultano molto interessanti i tentativi di spiegare scientificamente le piaghe, soprattutto in considerazione del fatto che l’Egitto è stato effettivamente colpito da numerose catastrofi naturali nel corso della sua storia. Ad esempio, l’area del Sinai è stata segnata da terremoti e nubifragi molto violenti che hanno sconvolto l’immaginario delle popolazioni locali.

La mutazione delle acque del Nilo in sangue potrebbe essere dovuta al fenomeno dei cianobatteri, microrganismi che, oltre a provocare una colorazione rossa delle acque, le privano di ossigeno, producendo tossine nocive per i pesci che sono predatori di rane.

Ciò potrebbe aver favorito una proliferazione infestante di rane che, abbandonate le acque fetide del Nilo, potrebbero essersi diffuse nelle terre circostanti, morendo però a causa della scarsità di cibo (le rane si nutrono di zanzare). Ciò, a sua volta, potrebbe aver innescato altre due piaghe: quella delle zanzare e quella dei mosconi. Il morso di questi insetti potrebbe essere stato la causa di infezioni letali per il bestiame (quinta piaga), diffondendo un terribile virus. Le ulcere della sesta piaga potrebbero essere state provocate dalla pseudimonas mallei, malattia fortemente contagiosa, trasmessa dal contatto con le mosche.

La grandine della settima piaga potrebbe essere stata generata da un freddo improvviso, che, a sua volta, potrebbe aver causato le condizioni idonee alla proliferazione di insetti come le locuste (ottava piaga). L’oscuramento del cielo, durato tre giorni, potrebbe essere attribuibile a una grande tempesta di sabbia, non insolita nell’area, o a un violento terremoto seguito da un’imponente eruzione di polveri.

L’ultima piaga, quella che risultò decisiva nel far cambiare idea al faraone, fu la morte dei primogeniti d’Egitto, uomini e animali. Così viene descritta in Esodo:

Il Signore disse a Mosè: «Ancora una piaga manderò contro il faraone e l’Egitto; dopo, egli vi lascerà partire di qui. Vi lascerà partire senza restrizione, anzi vi caccerà via di qui. Dì dunque al popolo, che ciascuno dal suo vicino e ciascuna dalla sua vicina si facciano dare oggetti d’argento e oggetti d’oro. Ora il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani. Inoltre Mosè era un uomo assai considerato nel paese d’Egitto, agli occhi dei ministri del faraone e del popolo. Mosè riferì: «Dice il Signore: Verso la metà della notte io uscirò attraverso l’Egitto: morirà ogni primogenito nel paese di Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito della schiava che sta dietro la mola, e ogni primogenito del bestiame. Un grande grido si alzerà in tutto il paese di Egitto, quale non vi fu mai e quale non si ripeterà mai più. Ma contro tutti gli Israeliti neppure un cane punterà la lingua, né contro uomini, né contro bestie, perché sappiate che il Signore fa distinzione tra l’Egitto e Israele (Esodo 11, 1-7. Bibbia CEI).

Una possibile spiegazione di questa piaga è riconducibile alla scarsità di generi alimentari disponibili dopo le nove piaghe precedenti e a una infezione da micotossine presente negli strati superiori del grano immagazzinato, quello che veniva offerto ai primogeniti, umani e animali. Gli ebrei, invece, sarebbero sfuggiti a tale avvelenamento perché seguivano una dieta diversa.

Secondo un’altra interpretazione, gli Egizi, provati psicologicamente dalle catastrofi precedenti, potrebbero aver sacrificato i loro primogeniti per placare l’ira delle divinità. L’archeologia ha infatti rivelato che, all’epoca, non era insolito sacrificare bambini per cercare la benevolenza degli spiriti. Un esempio è fornito dalla vicenda del re Moab che, in battaglia, davanti alla sconfitta con gli Israeliti, «prese il figlio primogenito, che doveva regnare al suo posto, e l’offrì in olocausto sulle mura» (2Re 3, 27. Bibbia CEI).

Questa interpretazione è, però, resa discutibile da quanto riferisce Esodo poco prima, che riduce la strage annunciata in 11, 1-7, alla morte del solo primogenito del faraone:

Il Signore disse a Mosè: «Mentre tu parti per tornare in Egitto, sappi che tu compirai alla presenza del faraone tutti i prodigi che ti ho messi in mano; ma io indurirò il suo cuore ed egli non lascerà partire il mio popolo. Allora tu dirai al faraone: Dice il Signore: Israele è il mio figlio primogenito. Io ti avevo detto: lascia partire il mio figlio perché mi serva! Ma tu hai rifiutato di lasciarlo partire. Ecco io faccio morire il tuo figlio primogenito!» (Esodo 4, 21-23. Bibbia CEI).

Come scrivono Roberto Beretta e Elisabetta Broli, la questione dei primogeniti potrebbe essere frutto di un errore di traduzione: i bikkurim, parola con la quale ci si riferisce ai primi nati, «non sarebbero stati i primogeniti maschi, ma le primizie dei prodotti del suolo, distrutte dalle precedenti nove piaghe. Solo più tardi il termine avrebbe acquistato un senso “umano”».

Non di una strage di esseri umani e di animali, quindi, si tratterebbe, ma di “primi frutti”. Sia come sia, l’intero racconto delle dieci piaghe potrebbe essere interpretato come la traduzione in chiave mitica e religiosa di eventi naturali devastanti subiti dagli Egizi al tempo di Mosè. È noto, infatti, che conferire a un fenomeno fisico brutale un significato religioso può aiutare a sopportarlo meglio. Come dire: “Se Dio lo vuole… non possiamo farci niente! Anzi, possiamo condurre le nostre vite in modo che non accada mai più”.

Un’esistenza che osserva i principi morali può, allora, divenire lo scudo simbolico che rassicura e protegge da quelli che apparirebbero come ciechi e casuali sconvolgimenti della natura.

Fonti:

Beretta, R., Broli, E., 2002, Gli undici comandamenti. Equivoci, bugie e luoghi comuni sulla Bibbia e dintorni, PIEMME, Casale Monferrato (AL), pp. 39-42.

Ravasi, G., 2001, Esodo, Queriniana, Brescia.

Siro, A., “La realtà storica. Le piaghe d’Egitto”, Il postalista

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