L’occhio umano e la regola del fuorigioco

Molti tifosi sembrano pensare che l’arbitro di calcio sia naturalmente impeccabile, esente da qualsiasi errore, quasi non umano e che, se in realtà sbaglia, lo fa perché è in malafede, è stato corrotto o lo ha fatto comunque intenzionalmente.  Secondo l’immaginario dei più, l’arbitro – unico tra gli esseri umani – è dunque infallibile e, se prende una decisione errata, lo fa per una ragione ben precisa, di solito malevola. Mi è capitato di assistere a una conversazione in treno in cui un ragazzo sosteneva, con piena convinzione, che gli arbitri sbagliano SEMPRE in malafede. Per lui, non era possibile che sbagliassero per un errore umano!

Nel 2004, il medico spagnolo Francisco Belda Maruenda pubblicò sul British Medical Journal un breve quanto rivoluzionario articolo in cui sostenne che, a giudicare dai limiti posti dalla fisiologia umana, quella dell’arbitro di calcio è una occupazione “innaturale” perché la rilevazione di alcune irregolarità che si verificano sul campo di gioco presuppone degli sforzi che vanno in senso opposto a ciò che consente il nostro corpo. Per Maruenda, la regola del fuorigioco nel calcio, in special modo, è particolarmente anomala in quanto impone all’occhio umano uno sforzo praticamente impossibile. Leggiamo perché: «Per applicare la regola del fuorigioco correttamente in un incontro di calcio, l’arbitro deve essere capace di avere all’interno del campo visivo almeno cinque oggetti contemporaneamente: due giocatori della squadra attaccante, gli ultimi due giocatori della squadra che difende e la palla. Ciò va al di là delle capacità dell’occhio umano e spiega perché tante decisioni arbitrali sono controverse».

Alla luce di queste parole, dovremmo meravigliarci non tanto del fatto che gli arbitri sbaglino, visto che ciò dipende dalla conformazione del nostro apparato visivo e mentale, quanto del fatto che, nonostante i limiti fisiologici, essi spesso prendano delle decisioni corrette. Per risolvere il problema, Maruenda raccomanda l’uso di una tecnologia in grado di aiutare gli arbitri (moviola in campo), destinati altrimenti a commettere errori per sempre. Tredici anni dopo il suo articolo, è stato accontentato: è stata introdotta la VAR. Gli errori degli arbitri sono in parte diminuiti, ma la convinzione che i giudici del calcio sbaglino intenzionalmente è ancora diffusissima e ha a che vedere con il modo in cui ragiona la mente del tifoso.

Su questo tema – attualissimo e, a mio parere, di una importanza che va al di là della dimensione calcistica – mi propongo di scrivere qualcosa nel prossimo futuro.

Fonte: Maruenda, F., 2004, “Can the Human Eye Detect an Offside Position During a Football Match?”, British Medical Journal, vol. 329, pp. 1470-1472.

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