Lo stupefacente principio ideomotorio

La dimostrazione che, talvolta, fatti apparentemente straordinari possano trovare la spiegazione del loro manifestarsi in principi asimmetricamente e apparentemente irrilevanti è data esemplarmente dalla nozione di “azione ideomotoria”. Con questo termine, coniato dal fisiologo inglese William B. Carpenter (1813-1885) nel 1852, si fa riferimento a un insieme di movimenti involontari e inconsapevoli del corpo, compiuti “sotto l’influenza di un’idea dominante” (quelle che oggi chiameremmo “aspettative”). Per esprimerci con Carpenter, «l’attesa di un dato risultato è lo stimolo che, direttamente e involontariamente, induce i movimenti muscolari che lo producono». Secondo il fisiologo inglese i movimenti muscolari possono essere attivati dalla mente indipendentemente da volizioni o emozioni. Le suggestioni provenienti da altri possono inconsapevolmente agire sulla nostra psiche, inducendola a compiere alcuni movimenti, che, retrospettivamente, possono essere interpretati in vari modi.

A questo punto, potremmo domandarci perché dovremmo interessarci del fatto che gli individui contraggono involontariamente i propri muscoli in determinate situazioni di attesa. La risposta stupefacente è che questo genere particolare di atti ha un ruolo decisivo nello spiegare diversi fenomeni apparentemente incomprensibili, se non misteriosi, come la rabdomanzia, la scrittura automatica, il movimento dei tavoli in occasione di sedute spiritiche, il funzionamento della cosiddetta tavola ouija, le capacità geniali di alcuni animali e, addirittura, una presunta terapia come la comunicazione facilitata. Facciamo qualche esempio.

Alla fine del XIX secolo, il pubblico fece la conoscenza di Clever Hans, un cavallo in grado di eseguire calcoli, rispondere a domande e comporre frasi. Sottoposte a indagine critica, le capacità dell’animale si rivelarono il prodotto della reazione del cavallo a segnali del corpo (cues) scarsamente percepibili dai più ed emessi involontariamente dal padrone o da chi poneva le domande. Se questi, però, non era a conoscenza della risposta, Hans non era più in grado di rispondere correttamente, dimostrando così di non avere particolari doti matematiche o di altro tipo, ma di saper “leggere” i segnali involontari di chi gli stava di fronte.

Il principio ideomotorio svolge un ruolo fondamentale anche nel campo della rabdomanzia. Come è noto, la rabdomanzia è una presunta tecnica divinatoria a cui i suoi sostenitori ricorrono per individuare, tramite una bacchetta a forma di Y, la presenza di acque sotterranee, oggetti smarriti o persone scomparse. Centrale ai fini della riuscita degli esperimenti rabdomantici, è il movimento della bacchetta che dovrebbe condurre, in virtù di una qualche forza misteriosa, al ritrovamento della persona o dell’oggetto ricercati. Anche in questo caso, si è notato che il rabdomante tende inconsapevolmente  a puntare la bacchetta, che si trova sempre in uno stato di equilibrio precario e risente del minimo movimento impressole, nella direzione ritenuta più probabile. La bacchetta, dunque, si piega non per qualche misterioso influsso, ma per le sollecitazioni involontarie impresse da chi la tiene.

Subito dopo Carpenter, il chimico e fisico inglese Michael Faraday (1791-1867) spiegò con il principio ideomotorio altri fenomeni oggi considerati classici del mondo del paranormale, come quello dei cosiddetti “tavoli giranti”, che si verificherebbe in occasione di sedute spiritiche per opera delle anime dei defunti evocati. Durante queste sedute, come è noto, i partecipanti poggiano le proprie mani sul tavolo e danno vita a un rituale per entrare in contatto con i morti. Ebbene, escludendo i casi di frode consapevole, Faraday osservò che l’ondeggiamento dei tavoli era dovuto alla pressione inconsapevole dei partecipanti che, però, la credenza nell’aldilà trasformava in intervento soprannaturale.

Anche i movimenti della tavola ouija, tavoletta impiegata per comunicare con l’aldilà che presuppone la pressione delle mani dei comunicanti su di essa, sono dovuti ad azioni ideomotorie, ossia alle piccole spinte inconsapevoli che le persone danno all’oggetto, finendo col credere che la causa sia di ordine soprannaturale. Stesso discorso può farsi per altri “canali” di comunicazione con il mondo dei morti come il pendolino e la scrittura automatica.

Sfrutta lo stesso principio anche la cosiddetta “lettura muscolare”, forma di esibizione artistica in cui il performer è chiamato a trovare un oggetto nascosto in una stanza mentre si trova in un’altra. Ciò viene fatto prendendo per mano una delle persone che hanno visto nascondere l’oggetto e lasciandosi guidare dalla tensione muscolare dello spettatore. Una tecnica indubbiamente di non facile esecuzione, che sfrutta però il principio delle reazioni ideomotorie di Carpenter

La scoperta di Carpenter permette di fornire una spiegazione importante non solo di fenomeni paranormali ormai retrò, ma anche di presunte tecniche terapeutiche della contemporaneità. L’esempio più clamoroso è quello della “comunicazione facilitata”, termine con il quale si intende una tecnica diffusa negli anni Ottanta del XX secolo per consentire ai bambini autistici gravi di comunicare con il mondo esterno. La comunicazione facilitata si basa sul fatto che l’operatore regge la mano del bambino autistico su una tastiera, consentendogli di esprimersi attraverso la scrittura. In realtà, come nel caso di Hans, il facilitatore finisce con il guidare involontariamente il bambino, distorcendo l’efficacia del metodo. I suoi movimenti inconsapevoli danno l’illusione di una comunicazione tra soggetto autistico e mondo esterno, che però è frutto di una interpretazione profondamente errata della realtà.

Infine, è opportuno almeno accennare al cosiddetto “allenamento ideomotorio”, una forma di training sportivo consistente nel ripetere mentalmente il gesto tecnico che si intende compiere, senza effettivamente eseguirlo. Il presupposto è che immaginare un movimento può determinare una stimolazione, seppure lieve, dei muscoli interessati, favorendo la successiva esecuzione del gesto.

L’azione ideomotoria è un esempio classico di come un atto appena percettibile e inconsapevole, quindi apparentemente nemmeno degno di considerazione, possa avere delle conseguenze importanti sul comportamento umano e addirittura contribuire a creare fenomeni ritenuti misteriosi, soprannaturali, straordinari. È per questo estremamente attuale leggere qui la mia traduzione del testo di Carpenter (1852) “On the influence of suggestion in modifying and directing muscular movement, independently of volition”, atto battesimale di questo interessante meccanismo psico-fisiologico.

Questa voce è stata pubblicata in psicologia, skepticism e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.