Le curiose origini letterarie del Taser

Sembra che anche in Italia dovremo abituarci a vedere le forze dell’ordine adoperare il cosiddetto Taser, la celebre arma di “dissuasione non letale” da tempo in uso negli Stati Uniti. Il Consiglio dei ministri, infatti, ha concesso alle forze dell’ordine la dotazione dell’arma, dopo una sperimentazione avviata il 5 settembre 2018 in 12 città italiane.

Il Taser, sviluppato da Jack Cover negli anni Settanta e venduto dalla Taser International, produce una scossa elettrica ad alta tensione (50mila volt) in grado di immobilizzare i muscoli della persona colpita, facendola cadere a terra e rendendola incapace di muoversi per circa 30 secondi.

Mentre l’introduzione dell’arma suscita già qualche polemica, soprattutto per i possibili pericoli derivanti dal suo uso nei confronti di individui sofferenti di patologie cardiache o sotto l’effetto di sostanze come la cocaina, è curioso esaminare l’origine del termine.

Taser è l’acronimo approssimativo delle prime parole di Tom Swift and His Electric Rifle; or, Daring Adventures in Elephant Land, un romanzo breve scritto da uno o più autori con lo pseudonimo di Victor Appleton, e pubblicato nel 1911. Jack Cover lesse la storia quando era ancora un bambino e ne fu talmente colpito che se ne ricordò al momento di battezzare la sua “creatura”.

Tom Swift non è passato alla storia della letteratura di lingua inglese ed è oggi ricordato più per il suo crasso imperialismo e razzismo, comuni all’epoca della pubblicazione, che per i propri meriti letterari. Sarebbe stato probabilmente dimenticato, se Jack Cover non avesse avuto l’idea di acronimizzarne il titolo per dare un nome alla sua arma elettrica. Ennesimo esempio di come l’arte – anche quella non eccelsa – possa ispirare la realtà fino a identificarsi con essa.

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