La strega di Endor che parlava attraverso una bottiglia

Witch_of_Endor

L’evocazione dei morti per trarne vaticini per il futuro (negromanzia) è una pratica millenaria di cui esistono molte testimonianze storiche. La negromanzia è fortemente avversata sia dal Vecchio sia dal Nuovo Testamento che vedono in questa e in altre “arti magiche” dei pericolosi concorrenti dell’opera di Dio. Paradossalmente, uno dei più noti episodi di negromanzia si trova proprio nell’Antico Testamento e, più precisamente, nel primo libro di Samuele dove è narrata la storia della “strega di Endor”. Protagonista di questa storia è il re Saul alle prese con l’esercito dei filistei, molto più numeroso del suo. Temendo per la sua vita, Saul, che sente di non avere più il sostegno di Dio il quale non gli appare più in sogno né comunica con lui attraverso profeti, decide di rivolgersi a una strega (o medium a seconda delle traduzioni) che vive a Endor per evocare il grande profeta Samuele, morto da poco. Ciò nonostante Saul stesso, per ordine di Dio, avesse provveduto a far sterminare tutte le streghe viventi nel suo regno. Ecco l’episodio:

Saul disse ai suoi ministri: «Cercatemi una negromante, perché voglio andare a consultarla». I suoi ministri gli risposero: «Vi è una negromante nella città di Endor». Saul si camuffò, si travestì e partì con due uomini. Arrivò da quella donna di notte. Disse: «Pratica la divinazione per me con uno spirito. Evocami colui che io ti dirò». La donna gli rispose: «Tu sai bene quello che ha fatto Saul: ha eliminato dal paese i negromanti e gli indovini e tu perché tendi un tranello alla mia vita per uccidermi?». Saul le giurò per il Signore: «Per la vita del Signore, non avrai alcuna colpa per questa faccenda». Essa disse: «Chi devo evocarti?». Rispose: «Evocami Samuele».

La donna vide Samuele e proruppe in un forte grido e disse quella donna a Saul: «Perché mi hai ingannata? Tu sei Saul!». Le rispose il re: «Non aver paura, che cosa vedi?». La donna disse a Saul: «Vedo un essere divino che sale dalla terra». Le domandò: «Che aspetto ha?». Rispose: «È un uomo anziano che sale ed è avvolto in un mantello». Saul comprese che era veramente Samuele e si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. Allora Samuele disse a Saul: «Perché mi hai disturbato e costretto a salire?». Saul rispose: «Sono in grande difficoltà. I Filistei mi muovono guerra e Dio si è allontanato da me; non mi ha più risposto né per mezzo dei profeti, né per mezzo dei sogni; perciò ti ho evocato, perché tu mi manifesti quello che devo fare». Samuele rispose: «Perché mi vuoi consultare, quando il Signore si è allontanato da te ed è divenuto tuo nemico? Il Signore ha fatto nei tuoi riguardi quello che ha detto per mia bocca. Il Signore ha strappato da te il regno e l’ha dato al tuo prossimo, a Davide. Poiché non hai ascoltato il comando del Signore e non hai dato effetto alla sua ira contro Amalek, per questo il Signore ti ha trattato oggi in questo modo. Il Signore abbandonerà inoltre Israele insieme con te nelle mani dei Filistei. Domani tu e i tuoi figli sarete con me; il Signore consegnerà anche l’accampamento d’Israele in mano ai Filistei» (1Sam 28, 7-19. Bibbia CEI).

In seguito al tremendo vaticinio, Saul perde effettivamente la battaglia con i filistei, facendo avverare la profezia dello spettro di Samuele. Una delle domande che hanno sempre affascinato gli interpreti di questo brano è come la strega di Endor eseguisse le sue evocazioni. Nel brano viene detto che la divinazione viene eseguita con uno “spirito”. Questa parola traduce l’ebraico אוֹב che si può traslitterare in ‘owb. Ma cosa significa ‘owb? Se si consulta un dizionario, è facile verificare che il primo traducente del termine è “bottiglia”, mentre il secondo è, appunto, “indovino” o “spirito di Pitone” (lo spirito dal quale si riteneva che gli indovini fossero posseduti).

Secondo lo studioso inglese John Webster (1610–1682), scettico nei confronti dell’esistenza delle streghe e autore di un’opera intitolata The Displaying of Supposed Witchcraft (1677), il termine אוֹב andava tradotto propriamente con “bottiglia”. Questa scelta rovescia completamente il significato soprannaturale dell’episodio e lo riduce a una volgare truffa messa in atto dalla presunta strega ai danni di Saul. Ecco come, nella narrazione dello storico italiano Paolo Lombardi:

Webster ne deduceva che evidentemente la donna parlava in una bottiglia o attraverso una cavità con un collo lungo e stretto in modo da ottenere mormorii remoti che spacciava per i responsi oracolari dei morti. In questo modo, la donna ingannò Saul simulando la voce di Samuele morto, e facendo intervenire un complice travestito da Samuele. Webster argomentava che dunque nella scena descritta […] non c’era alcun spirito famiglio, alcuna presenza del diavolo; si era invece in presenza di una truffa bella e buona, di un tentativo di contraffazione, e ciò proprio tenendosi al senso letterale del passo.

L’interpretazione di Webster, peraltro, non è un unicum. Già altri due studiosi che si erano occupati dell’identità delle streghe, Johann Wier (1515-1588) e Reginald Scot (1538-1599), si erano espressi a favore della traduzione di אוֹב con “bottiglia”. Ciò che colpisce è come una semplice scelta traduttiva possa cambiare completamente il tono e il significato di un episodio, permettendo di demistificare un’arte, quella dei negromanti, che, in tal modo, viene completamente spogliata di ogni carattere soprannaturale e ridotta a un’azione orchestrata e condotta da uomini con mezzi puramente umani. Come è noto, le pretese di indovini, sensitivi e medium sono state profondamente e definitivamente smontate nel nostro secolo da studiosi che hanno dimostrato come trucchi, fattori psicologici, fisici e chimici possano spiegare facilmente ciò che accade nelle cosiddette “sedute spiritiche”. Un “errore” di traduzione ci rivela che, nel passato, le cose forse non erano tanto diverse.

Fonti:

Lombardi, P., 2008, Streghe, spettri e lupi mannari. L’«arte maledetta» in Europa tra Cinquecento e Seicento, UTET, Torino, pp. 38; 40-43; 49; 60; 64-65.

Webster, J., 1677, The Displaying of Supposed Witchcraft, J.M., London, libro settimo, cap. 1.

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Una risposta a La strega di Endor che parlava attraverso una bottiglia

  1. Amedeo scrive:

    Secondo la tesi dell’autore che ha citato e secondo lei, un racconto di duemila anni, fa riporta una mess’in scena?
    lei sostiene che per via di una traduzione errata non si sia compreso che si trattava di una farsa?
    evidenzio:
    1 – il brano biblico se trattava di una simulazione o falso, non avrebbe avuto motivi per non evidenziarlo non mi dilungo nel riportare le innumerevoli indicazioni di simulazioni anche da parte di ciarlatani.
    2- nell’ipotesi si tratti di una pseudostrega, questa avrebbe rischiato di morire per mano di Saul (qualora fosse stata scoperta) pur fornendo una sentenza di sconfitta. Ragioniamo per banale logica: un falso mago da false profezie … dunque avrebbe dovuto profetizzare la vittoria di Saul, invece ha annunciato il vero (guarda un po’?)
    3- la strega finge o simula una scenetta col pericolo di morire, ma afferma anche il motivo dell’allontanamento da parte di Dio verso Saul, dove avrebbe dovuto leggere queste informazioni? sui giornali online? ma mi sembra sul serio di leggere dei fumetti come si può essere così poco seri, stiamo scherzando?
    L’ipotesi più ragionevole, dal mio punto di vista, è che la sua tesi è infondata e se vuolee dimostrare si tratti di un falso deve trovare argomenti più convincenti.
    Mi rendo conto che quando si ha come obbiettivo di voler affermare tesi atee si perde il lume della ragione.

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