Il paradosso della fenice

Un concetto curioso, ma molto utile, dell’economia politica è il cosiddetto “Fattore fenice”. Con questo termine si intende il fenomeno per cui

la ricostruzione post-bellica innesca una tendenza espansiva dell’economia, con una forza che è direttamente proporzionale alla quantità di distruzioni del tessuto industriale subite dal paese durante a guerra. […] Poiché sono i paesi sconfitti che normalmente subiscono le maggiori devastazioni, i loro successivi tassi di sviluppo economico sono maggiori di quelli dei paesi vincitori: Giappone, Germania, Italia hanno sperimentato negli anni cinquanta tassi di sviluppo superiori a quelli delle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. La spinta verso un’economia di pieno impiego (con le sue normali conseguenze politiche, in primis il rafforzamento delle organizzazioni sindacali e del loro potere contrattuale) ha in larga misura origine dalle esigenze della ricostruzione (Pasquino, G. (a cura di), 1986, Manuale di scienza della politica, Il Mulino, Bologna, p. 482).

Il paradosso della fenice ci aiuta a capire come situazioni di boom economico apparentemente miracolose vadano inquadrate nella cornice storica in cui si verificano e non siano affatto tali se si fa riferimento alla “base di partenza”. Quando il punto di partenza è “zero” o quasi, la crescita economica, anche se raggiunge numeri che altri paesi, con base di partenza molto diversa da zero, raggiungono, appare enorme, straordinario, senza precedenti. E, in effetti, è così. Ma il miracolo è frutto della “cornice” percettiva di riferimento.

Lo stesso avviene in altre situazioni in cui la disparità delle condizioni di partenza genera una percezione di eccellenza di uno dei concorrenti in gara. Avviene nello sport, quando una squadra raggiunge risultati inattesi dopo anni di insuccessi; in politica, quando un partito riceve un numero di voti mai raggiunto; al Liceo, quando uno studente consegue voti molto positivi dopo aver conseguito voti molto negativi.

La retorica dell’eccezionalità e dell’eccellenza è oggi molto diffusa, ma spesso ciò che appare eccezionale ed eccellente è tale solo in rapporto alla base di partenza.

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