Il misterioso (forse) fenomeno della scopaesthesia nell’articolo pionieristico di Edward Titchener

Mi interessa lo studio psicologico dell’uomo. Stamattina, a colazione, sono stato colto improvvisamente da quella vaga sensazione di disagio che si impone ad alcune persone quando sono osservate da vicino e, volgendo rapidamente lo sguardo in su, incrociai i suoi occhi fissi su di me con una intensità prossima alla ferocia, sebbene la loro espressione si addolcì  istantaneamente non appena egli fece un commento convenzionale sul tempo (Conan Doyle, 1884, J. Habakuk Jephson’s statement).

A chi di noi non è mai capitato di sentirsi osservato, fissato, scrutato da qualcuno? A chi non è mai capitato di voltarsi improvvisamente nella convinzione inquietante di essere oggetto dello sguardo altrui? Somebody’s Watching Me cantava negli anni Ottanta lo statunitense Rockwell, mostrando, nel video che accompagnava il motivo, l’ansia che può generare la credenza di essere bersaglio di occhi indagatori.

Gli inglesi chiamano questo fenomeno psychic staring effect, espressione che allude a una presunta condizione extrasensoriale. Altri, che ripongono la massima fiducia nel potere nobilitante del greco antico, preferiscono il termine scopaesthesia, che trasuda maggiore scientificità e obiettività.

Il fenomeno sembra ubiquitario. Secondo alcuni studi citati dal parapsicologo Rupert Sheldrake (2005), pare interessi una percentuale compresa tra il 70% e il 97% delle persone interrogate al riguardo, in maggioranza donne. La scopaesthesia è talmente affascinante che vi alludono scrittori come Tolstoy, Conan Doyle, Dostoyevsky, Anatole France, Victor Hugo, Aldous Huxley, D.H. Lawrence, John Cowper Powys, Thomas Mann, J.B. Priestley e molti altri. Ciononostante, sono relativamente pochi e recenti, seppure significativi, gli studi scientifici e sperimentali dedicati al fenomeno, che potremmo sommariamente suddividere in due categorie: quelli che riscontrano nello staring effect una qualche valenza paranormale, come, ad esempio, le ricerche del già citato Rupert Sheldrake, e quelli che vi individuano un fenomeno puramente umano, spiegabile senza ricorrere a spiegazioni paranormali.

Tra questi il brillante, per quanto breve, articolo dello psicologo britannico Edward Bradford Titchener, “The Feeling of Being Stared At” (1898), che potere trovare tradotto per la prima volta in italiano a questo link con una mia introduzione e una piccola bibliografia sul tema.

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