Essere pacchiano per apparire forbito

Essendo burocrate per lavoro, mi capita talvolta di imbattermi in note e lettere con la data riportata in chiusura nel modo seguente:

Roma, lì 25 gennaio 2020

Chi lo fa crede, in genere, di adottare uno stile forbito e classicheggiante, non sapendo di commettere un grossolano errore.

Come osserva il portale della Treccani, “li” senza accento (dal latino illi) è una variante antica dell’articolo determinativo maschile plurale “gli”. Come esempio si può citare la seguente frase tratta da una lettera di G. Mamiani a T. Mamiani: «Tutti li amici vi salutano». Ed è questa la forma eventualmente da adottare nelle date riportate in calce a testi di uso burocratico:

Roma, li 25 gennaio 2020

In questo caso, sarebbe come dire “i 25 di gennaio 2010”.

Il “lì” del primo esempio deriva, invece, da una pacchiana confusione con l’avverbio di luogo che può solo generare brutte figure.

In conclusione, come ammonisce ancora il portale della Treccani, «la cosa migliore sarebbe evitare del tutto questa forma arcaica estranea all’italiano contemporaneo e scrivere semplicemente»: Roma, 25 gennaio 2020.

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