Automobili: tenere la destra o la sinistra?

L’introduzione di una nuova invenzione nella società causa inizialmente scompiglio, disordine, incertezza. Non si sa come gestirne le conseguenze, non si è in grado di prevederne esattamente gli effetti, si sottovalutano aspetti che, poi, una volta normati, in seguito appaiono scontati.

Prendiamo il caso dell’automobile. Oggi, è per noi ovvio che chi guida deve farlo tenendo un lato della strada. Se tutti decidessero di occupare un lato in base al desiderio del momento ne scaturirebbero caos e incidenti in quantità. Non a caso, in Italia, guidiamo a destra e sorpassiamo a sinistra. Se qualcuno decidesse di guidare a sinistra e sorpassare a destra rischierebbe una forte multa, nel migliore dei casi, e sarebbe considerato addirittura un folle dagli altri automobilisti (a dimostrazione del fatto che la violazione di una norma sociale può generare una diagnosi di cattiva salute mentale).

Non in tutti i paesi, però, si guida a destra. In nazioni importanti come Giappone, Regno Unito e Australia, e in parecchi altri, si guida a sinistra (“al contrario”, per usare una frase dall’evidente contenuto etnocentrico). Resta il fatto che, in tutti i paesi del mondo contemporaneo, precisi regolamenti impongono di tenere la destra o la sinistra uniformemente.

Agli albori dell’introduzione dell’automobile, la situazione non era affatto lineare. Prendiamo l’Italia.

Alla fine dell’Ottocento

in tutte le città della Lombardia – con l’eccezione di Milano e Abbiategrasso – si è unanimi nel tenere la destra, e la stessa cosa accade nelle città venete e in quelle emiliane, dove solo Parma si differenzia e tiene la sinistra. Proprio come accade ad Alessandria che, in Piemonte, è l’unica città di provincia a tenere la sinistra, facendo eccezione, ovviamente, per Torino. Il capoluogo piemontese, al pari di tutte le grandi città dove è rilevante la circolazione dei tram, impone a carri, cicli e automobili di procedere a mancina e di sorpassare a destra. Il fatto che i tram, nell’intero Paese, tengano la manca deriva dall’aver mutuato, sin dal loro primo apparire, modalità in uso ai treni che in Europa, seguendo l’esempio delle prime sperimentazioni ferroviarie inglesi, procedono a mancina.

Però, per chi sta alla guida di mezzi che procedono su strade normali e non su vie ferrate, la situazione già non chiara si fa piuttosto complicata non appena dal settentrione si scende verso le regioni dell’Italia centrale.

Ad Arezzo si tiene la sinistra nella città e la destra nella campagna, però a Castiglione Fiorentino, Cortona e Montevarchi – che pure si considerano città e non contado – si tiene là destra.

A Fiesole la sinistra nel centro abitato e la destra in campagna, esattamente come succede a Firenze. Però, nei dintorni dì Firenze, a Campi Bisenzio, per esempio, si tiene la destra. Mentre poco distante, a Borgo San Lorenzo, la sinistra.

Se ci si sposta si scopre che a Lucca vige la destra come a Pistoia, Livorno, Carrara, Pisa, Montepulciano e Siena. A Grosseto, invece, nessuna norma del Regolamento comunale indica quale mano tenere e idee confuse in proposito si devono avere anche a Massa e a Volterra […]. Potenza e Matera una volta tanto sono concordi: si tiene la sinistra, ma a Melfi la pensano diversamente e viaggiano in senso opposto. […] In Sicilia uniformità per la destra con l’eccezione di Adernò, Biancavilla e Castiglione che, in provincia di Catania, tengono la sinistra, come ad Alcamo, in provincia di Trapani. […] In Sardegna viaggiano a destra a Cagliari e a Tempio Pausania mentre per quanto riguarda Sassari, Iglesias e Alghero non si» sa (Boatti, G., 2006, Bolidi. Quando gli italiani incontrarono le prime automobili, Mondadori, Milano, pp. 192-193).

Bisognerà attendere diversi anni perché la situazione sia normata in maniera efficace e diventi uniforme in tutto il paese.

Il Regolamento automobilistico giunge con l’inizio del nuovo secolo: il 10 gennaio 1901 il nuovo re, Vittorio Emanuele III, promulga il Regolamento per la circolazione degli automobili. Come spesso accade in Italia – dove la vaghezza o peggio la mancata ponderatezza delle norme è direttamente proporzionale al loro proliferare – il regolamento appena nato viene, nel giro di qualche settimana, cacciato in una sorta di limbo. Il ministro dei Lavori Pubblici Gerolamo Giusso si rende conto che quello che gli è stato consegnato dal suo predecessore, Ascanio Branca, è un testo nato male, redatto da alcuni funzionari che, quasi sicuramente, non avevano esperienza alcuna del nuovo mezzo. […].

Poi, sul finire di maggio, a Bologna il Touring tiene il suo congresso nazionale e, con presa di posizione unanime, vota affinché il nuovo Regolamento decida una volta per tutte quale sia la mano da tenere sulle strade d’Italia e avanza la proposta che i veicoli «abbiano a essere obbligati a tenere la sinistra all’incontro d’altri veicoli e la destra nell’oltrepassarli».

Il modello al quale ci si ispira è quello inglese.

Poco tempo dopo, nel cuore dell’estate, il 28 luglio 1901, viene approvato con Decreto Regio un nuovo Regolamento stradale, al posto di quello varato pochi mesi prima e definitivamente cassato. Però sulla questione della mano da tenere, che dopotutto non è secondaria, si preferisce glissare.

Solo più avanti, nel 1905, viene a essere introdotta, in un nuovo Regolamento di polizia stradale in approvazione – nell’arco di dieci anni se ne produrranno quattro versioni: le due del 1901, quella del 1905 e un’ulteriore del 1909 – la norma per la quale i veicoli debbano tenere costantemente la destra e solo per oltrepassare altri veicoli la sinistra.

Però alle città che hanno più di 25.000 abitanti si riserva la facoltà di prescrivere che all’interno del loro abitato si possa tenere la sinistra purché, tuttavia, provvedano ad avvisare i forestieri che lì giungono della regola in vigore. A questo scopo all’ingresso di queste città dovranno essere innalzati cartelli con la scritta «Tenere la sinistra».

Questi cartelli «Tenere la sinistra» saranno abbattuti in tutta Italia poco dopo l’avvento al potere di Mussolini quando, con Regio Decreto del 31 dicembre 1923, verranno promulgate le Norme disciplinanti la circolazione sulle strade e aree pubbliche. In pratica, con i suoi 94 articoli, è il primo vero Codice della Strada a fare la sua comparsa in Italia e prevede che, entro sei mesi dalla sua entrata in vigore, tutte le località dove vige l’uso di tenere la sinistra si adeguino alla norma – l’articolo 7 – che impone, lo ha deciso una volta per tutte il Duce, di stare tutti a destra» (Boatti, G., 2006, Bolidi. Quando gli italiani incontrarono le prime automobili, Mondadori, Milano, pp. 195-197).

Prima di divenire ovvi, i comportamenti automobilistici hanno attraversato fasi di confusione, indecisione, non linearità, risolti a colpi di norme, prima inefficaci, poi rispettate e interiorizzate, infine divenute scontate. Il fatto è che, una volta che una condotta è divenuta scontata, tendiamo a pensare che sia sempre stata così. In realtà, scrostando la superficie dell’ovvio, appare quella della sedimentazione graduale, progressiva e non priva di ostacoli da cui è possibile apprendere una lezione: ogni prodotto storico-sociale è il frutto di una elaborazione che ha un inizio temporale e che potrebbe essere contestata, un giorno, fino a essere sostituita da un’altra elaborazione che, a sua volta, sedimentatasi e interiorizzata, apparirà scontata. Quando ciò accade, molte persone reagiscono come se la contestazione dell’ovvio fosse un attentato di lesa maestà.

Dovremmo imparare, come diceva Italo Calvino, a non aspettarci che le cose vadano sempre allo stesso modo. Del resto, la stessa vita, che diamo per scontata fino alla morte, testimonia di quanto sia effimera l’umanità e tutto ci che essa produce.

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