La storiella dei tre arbitri

Nel libro La persona e la situazione, gli psicologi sociali Lee Ross e Richard E. Nisbett raccontano la storia dei tre arbitri di baseball che discutono del loro modo di arbitrare. Il primo dice: «Le chiamo (le palle) per come le vedo». Il secondo dice: «Le chiamo per come sono». Il terzo dice: «Non sono niente finché non le chiamo». Per il secondo arbitro, non c’è differenza tra percezione e realtà. Ogni chiamata corrisponde a ciò che avviene effettivamente in campo. Non ci sono interferenze cognitive. Il primo riconosce che i suoi processi cognitivi (l’interpretazione) influiscono sulla chiamata. Il terzo, infine, sostiene una tesi radicalmente costruttivistica: è la sua mente a “costruire” la partita. (Ross, L., Nisbett, R. E., 1998, La persona e la situazione, Il Mulino, Bologna, p. 29).

La maggior parte dei tifosi crede che l’arbitro agisca (o dovrebbe agire) come il secondo arbitro della storiella. Ogni interpretazione è considerata scorretta, un intervento indebito, criticabile per definizione. La psicologia insegna, invece, che le decisioni arbitrali si conformano al modello del primo arbitro. Ogni determinazione è frutto di una interpretazione, contestabile e spesso contestata. Il terzo modello corrisponde a quello che potremmo chiamare “teorema di Boskov”. Il fu allenatore della Sampdoria è celebre per aver detto una volta: «Rigore è quando arbitro fischia». Questo significa che è sempre la decisione dell’arbitro a “creare” la partita, insieme, naturalmente, alle azioni dei calciatori. Una tesi forse estrema, che ricorda alcuni paradigmi costruttivisti secondo cui nulla esiste al di fuori della mente dell’attore sociale.

Parafrasando la storiella dei tre arbitri potremmo concludere: per il profano (il non psicologo, il tifoso), «l’arbitro deve decidere in base a quello che è»; per lo psicologo, «l’arbitro non può decidere che in base a un atto di interpretazione»; per i “fedeli” di Vujadin Boskov, «è il fischio dell’arbitro a decidere le partite».

È probabile che la verità stia nel mezzo.

Per altre prospettive psicosociali sul calcio, rimando al mio Hanno visto tutti! Nella mente del tifoso.

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