Cospirazioni, miti e Bill e Melinda Gates

Una delle teorie cospiratorie più ossessivamente ripetute durante il periodo pandemico vuole che il coronavirus sia stato progettato a tavolino dai potenti della terra per “ridurre la popolazione mondiale”. Fautori di questo progetto di riduzione demografica sarebbero soprattutto Bill e Melinda Gates, ma, nelle varie narrazioni complottiste, i loro nomi si mescolano a quelli di un generico “gotha delle élite finanziarie mondiali” o “nuovo ordine mondiale”. Non si capisce bene a che servirebbe far diminuire gli abitanti del pianeta, né quanti milioni di individui dovrebbe coinvolgere tale progetto. Spesso viene obiettato, da una posizione marxista, che semmai ai potenti farebbe comodo avere tante persone da sfruttare o, almeno, da ridurre al rango di consumatori, considerato che la nostra società capitalista è strutturata sul consumo incessante di merci, e che, quindi, un calo demografico minerebbe i pilastri su cui si regge il nostro mondo.

Al di là dell’assurdità intrinseca di questa teoria, è interessante osservare che il tema dei “potenti che vogliono ridurre la popolazione mondiale” risale molto indietro nel tempo e ha le sue radici nei miti e nella letteratura dell’antichità. Addirittura, se ne possono trovare tracce nella Bibbia e nella tragedia greca.

Nella Bibbia, la storia del “diluvio universale”, narrata in Genesi 7, ha per protagonista un dio il quale dichiara senza mezzi termini: «Tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; sterminerò dalla terra ogni essere che ho fatto». Al termine dei quaranta giorni e quaranta notti, in effetti, «fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell’arca». È noto che il “progetto” divino aveva lo scopo di “purificare” il mondo delle sue genti malvage: un progetto, dunque, di riduzione demografica a scopo morale, che ricorda molto da vicino quanto ripetono, tra grida e deliri, i complottisti di oggi, i quali vedono non nell’acqua, ma nel virus, l’arma scelta non da una divinità, ma dai potenti della terra, per raggiungere il loro obiettivo di sterminio.

Lo stesso mitologema si trova nella tragedia greca. In Elena di Euripide, ad esempio, Elena racconta che Zeus «scatenò una guerra fra i Greci e i poveri Frigi, per alleggerire la madre Terra dal peso di innumerevoli uomini» (Il teatro greco, 2018, Tragedie, Bur, Milano, pp. 899-900). Anche nell’Oreste di Euripide, Apollo rivela che la bellezza di Elena «fu il mezzo col quale gli dei fecero scontrare i Frigi e  gli Elleni, e causarono molte morti, allo scopo di liberare la terra dall’oltraggioso peso di un’immensa massa d’uomini» (Idem, p. 1113).

Non dovremmo sorprenderci di questi raffronti tra passato e presente, tra letteratura, religione e narrazioni contemporanee.

Ricordiamo che, per Karl Popper, le teorie cospiratorie sono una forma di teismo, in cui divinità capricciose reggono ogni cosa. Sono una conseguenza del venir meno del riferimento a dio e dei tentativi di trovare un adeguato sostituto. Sono un racconto in cui il posto della divinità è occupato da sinistri gruppi di pressione cui si può imputare di aver organizzato tutte le sventure di cui soffriamo.

Il proliferare di teorie cospiratorie in epoca pandemica è, allora, indice di una fragilità e precarietà esistenziali in uomini e donne che la perdita di ogni riferimento induce a trovare significato in ersatz soprannaturali che non hanno più come protagonisti Zeus o Dio, ma Bill e Melinda Gates.

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