Olimpiadi, Giochi olimpici e olimpionici

Che cosa significano davvero “Olimpiadi”, “Giochi olimpici” e “olimpionico”? La domanda non dovrebbe mettere in allarme nessuno. Tutti usiamo questi termini nella vita quotidiana – almeno una volta ogni quattro anni – e dovremmo dunque sapere senza esitazioni che cosa significano.

In realtà, se andassimo a indagare a fondo il contenuto di questi tre termini, come hanno fatto la storica del mondo antico Eva Cantarella e il giornalista sportivo Ettore Miraglia nel bel libro L’importante è vincere. Da Olimpia a Rio de Janeiro (Feltrinelli, 2016), rimarremmo probabilmente sconcertati. Da un punto di vista tecnico e storico, infatti,

il termine “Olimpiade” indica l’arco di tempo che intercorre tra un’edizione dei Giochi olimpici e quella successiva: quattro anni. Gli antichi greci, almeno, lo intendevano così. Su giornali e libri, o in televisione, è facile trovare indifferentemente utilizzati il termine “Olimpiade” e il suo plurale “Olimpiadi” per indicare una singola edizione dei Giochi. Abbiamo insomma smarrito l’originario significato temporale del termine. La dizione corretta per designare le gare che compongono una singola edizione è dunque “Giochi olimpici” (p.119).

Anche l’aggettivo “olimpionico” desta qualche sorpresa. Esso, infatti, viene

spesso utilizzato erroneamente nella lingua corrente per qualificare un evento, un atleta, un impianto come attinente ai Giochi olimpici. “Olimpionico”, invece, significa vincitore dei Giochi olimpici (da Nike, “vittoria”) e dunque “olimpionico” può essere solo un atleta (o una squadra) che ha vinto una gara ai Giochi (p. 120).

Il lessico dei Giochi olimpici è dunque pieno di sorprese e fraintendimenti. Soprattutto di tradimenti rispetto ai significati attribuiti dai Greci antichi alle parole che ancora oggi continuiamo a usare. Del resto, non sono gli unici tradimenti. Basta leggere i libri di Eva Cantarella per renderci conto che molte idee che possediamo su temi come l’omosessualità e la vendetta nell’Antichità sono sbagliate. Ma questo è un altro discorso.

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