Le nostre simpatiche canaglie

È noto che per Freud il bambino piccolo è un delinquente in miniatura perché privo di qualsiasi principio morale. Se potesse, dice il padre della psicanalisi, il piccolo maschio strozzerebbe il padre e giacerebbe con la madre. Deve essere per questo motivo che tante parole, un tempo utilizzate per indicare azioni criminali, sono oggi adoperate per descrivere il comportamento infantile, perdendo il significato originario. Si tratta di parole semanticamente sbiadite, smarrite nella durata, neppure più avvertite come minacciose, anzi percepite come innocue, anodine, che però rivelano un interessante sommerso etimologico.

Si pensi a “birichino”. Questa parola oggi indica semplicemente un bambino vivace e discolo. Un tempo, però, indicava un malvivente. A Bologna, nel XVIII secolo, “birichino” era il nome dato agli affiliati di vere e proprie bande delinquenziali che affliggevano la città. Dei birichini, un tempo si aveva paura. Oppure pensiamo a “birba”, una parola oggi del tutto bonaria che un tempo faceva pensare a un delinquente o a un brigante. Il “monello” è un ragazzo indisciplinato e impertinente. Nel XVII secolo, indicava un povero che si finge storpio o malato per suscitare pietà e ottenere elemosine o un delinquente da strapazzo. Il “malandrino” è simile al “monello” e significa propriamente “vagabondo cattivo”. Oggi, non è un pendaglio da forca, al più una simpatica canaglia. Si dice “bravo bambino”, ma chi ricorda i “bravi” di manzoniana memoria e chi sa che forse “bravo” paradossalmente deriva da pravus “storto”, “malvagio”? “Discolo” deriva dal greco dyskolos, “fastidioso”, “intrattabile”, e “briccone” significa propriamente “persona disonesta, priva di scrupoli, che abitualmente inganna o truffa il prossimo a proprio tornaconto”.  Infine, mi piace ricordare la parola “marrano”, etimologicamente “porco”, che indicava nel passato l’ebreo o l’arabo convertito e che oggi viene usata solo – ma forse nemmeno più – nei giochi di bambini o nelle scene infantili di cappa e spada (se ce ne sono ancora).

Insomma, un sottile filo verbale lega il bambino al criminale. Potrebbe essere un caso. Ma forse la sopravvivenza scolorita, attenuata, ovattata delle parole che abbiamo passato velocemente in rassegna testimonia una percezione collettiva freudianamente inconscia delle propensioni delinquenziali dei nostri piccoli.

P.s. Rimando a questo bel sito come fonte dei significati e delle etimologie sopra proposte.

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