Scritto per la rivista «Newsweek» il 21 gennaio 1980, “A Cult of Ignorance” si segnala come un articolo particolarmente profetico a distanza di quasi quaranta anni dalla sua composizione. Ed è singolare che a scriverlo sia stato Isaac Asimov (1920-1992), uno degli scrittori di fantascienza più prolifici e famosi del mondo.
Chi lo legge oggi non può evitare una sensazione macroscopica di déjà vu e di déjà entendu.
Ad esempio, anche oggi lo slogan più riverito da una parte non trascurabile della popolazione sembra essere “Non fidatevi degli esperti!”. Le affermazioni di chi sa di più sono continuamente messe in discussione, sfidate, ridotte a opinioni come le altre nella malintesa convinzione che in democrazia “la mia ignoranza ha lo stesso valore del tuo sapere”. Numerose persone ritengono opportuno trinciare giudizi, esprimere valutazioni, stimare la bontà di questa o quella proposta scientifica sulla base dell’assunto pseudodemocratico che tutti hanno il diritto di dire la propria, anche se non sanno di cosa parlano.
Le cose naturalmente sono molto peggiorate con Internet e i Social. Quelle che prima erano castronerie locali sono oggi castronerie globali. Il giudizio dell’analfabeta italiano si incrocia e trae valore da quello dell’analfabeta peruviano, il quale a sua volta… in un circolo vizioso apparentemente interminabile e difficilmente incrinabile, anche perché i sostenitori di un’opinione amano confrontarsi solo con chi la pensa come loro, contribuendo a quel fenomeno denominato echo chamber per cui il simile dà risonanza solo ai giudizi del simile. Gli altri sono accantonati immediatamente, inascoltati o soggetti a mille malevole riprovazioni.
Anche oggi i politici fanno a gara a chi storpia di più la lingua italiana, chi dice più parolacce, chi usa il vernacolo in maniera più creativa nell’assunto condiviso che, per essere votati, bisogna parlare alla pancia, non al senso critico, somigliare sempre più a quelli da cui si vuole essere votati e inveire contro gli outsiders, siano essi marginali, stranieri, minoranze, tutti coloro, insomma, che “non sono come noi”. Questa strategia del “noi vs. loro” è ormai talmente strabordante da essere data per scontata. Come se la politica non potesse essere inclusiva, invece che esclusiva. Come se non fosse possibile impostare un discorso serio senza prendersela prima con qualcuno.
Anche oggi la parola stampata non è considerata di gran pregio, anzi la funzione comunicativa delle immagini nella nostra società è aumentata in maniera elefantiaca e totalitaria. Leggere è una funzione limitata per lo più ai volantini promozionali, essendo i libri notoriamente una perdita di tempo e, forse, anche una “roba da sfigati” perché la gente ha ben altro a cui pensare in questi tempi di crisi. Ne consegue che gli stessi “laureati” studiano i loro testi con la finalità pragmatica di chi cerca un posto di lavoro. Una volta terminato il ciclo di studi, la lettura è sconsigliata, per evitare di farsi strane idee, e si diventa tutti pratici e alla mano, tanto si sa come va il mondo. Al più ci si “aggiorna”, come se il sapere non modificasse continuamente le proprie coordinate e il suo zoccolo duro rimanesse sempre il medesimo nel tempo.
Di fronte a questa situazione, denunciata con vigore e amarezza da Asimov, anche oggi il rimedio necessario più che mai è il riconoscimento sociale tributato alla conoscenza: abbiamo sempre più bisogno che al sapere sia attribuito un valore e che le “pretese” della scienza siano considerate non come vessazioni, ma come garanzia di correttezza sostanziale e affidabilità metodologica. Sembra tanto difficile oggi come 40 anni fa. Ma assolutamente indispensabile. Fino a quando gli scienziati saranno considerati solo “opinionisti” come gli altri, il sapere non avanzerà di uno iota.
Qui la mia traduzione dell’articolo di Isaac Asimov.
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La paura della gente blocca gli ingranaggi del raziocinio e del ragionamento logico. La politica usa la paura creando uno o più nemici su cui sfogarla, anziché creare dei presupposti per mitigarla. Informarsi e capire è più difficile che ridurre un argomento complesso a una mera superstizione da complottismo popolare.
Riprende il tema, in chiave attuale, il testo di Tom Nichols “La conoscenza e i suoi nemici”.
Complimenti! Ottimo articolo
Grazie. Se le interessa l’argomento, le consiglio il mio “Alcune funzioni sociali della conoscenza”, pubblicato dall’Armando.
Buona serata.