Ignoranza pluralistica

Nel 1924, lo psicologo Floyd Allport coniò il termine “ignoranza pluralistica” per denotare il fenomeno che si verifica quando più individui si conformano a una norma di gruppo che non condividono solo perché sono erroneamente convinti che tutti gli altri la accettino. In una situazione di ignoranza pluralistica ciascuna persona, anche se adotta un comportamento pubblico simile a quello degli altri, pensa erroneamente che i propri atteggiamenti e i propri giudizi privati non siano condivisi. Un esempio classico è fornito dal fenomeno dell’apatia degli astanti, in cui, a fronte di una emergenza – una persona si sente male, qualcuno è stato investito da un’auto o colpito da un proiettile – coloro che vi assistono sottovalutano la gravità della situazione semplicemente perché ciascuno dei presenti trae un’informazione erronea dal mancato intervento degli altri (“Gli altri non fanno nulla, quindi la situazione non è così grave”). Accade, così, che, paradossalmente, quanto più numerose sono le persone che in una data circostanza di pericolo sono in condizione di accorrere in aiuto di un individuo, tanto meno ciascuna di esse si sente investita della responsabilità di agire. Un altro esempio è dato dal silenzio in cui rimangono a volte gli studenti dopo aver assistito a una lezione incomprensibile, anche se sollecitati a richiedere chiarimenti. In questo caso, gli studenti non intervengono solo perché ciascuno di essi pensa di essere il solo a non aver capito, e teme un giudizio negativo da parte degli altri e dell’insegnante.

Il fenomeno dell’ignoranza pluralistica è un fenomeno psicosociale, ma viene spesso interpretato in chiave moralistica e assunto a indicatore di una presunta “immoralità dilagante dei nostri tempi barbari”. In realtà, se le persone non intervengono, ciò accade perché sono cognitivamente ignoranti, non perché sono “cattive”. Eppure, la tentazione di affibbiare etichette morali in questi casi è fortissima e sempre sottolineata con enfasi.

Fonte : Allport, F. H. (1924). Social psychology. Boston: Houghton Mifflin.

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