Correlazione ≠ causazione

Ho già dedicato due post (qui e qui) a quelli che ho definito “bias della pandemia”, cioè quei cortocircuiti mentali che non ci consentono di valutare correttamente fatti e numeri della pandemia.

Vorrei soffermarmi oggi su una distorsione cognitiva di un certo rilievo che sta impazzando perversamente in questo periodo in cui si parla molto di vaccini e dei loro effetti.

Il bias in questione si chiama “correlazione illusoria” (illusory correlation, in inglese) ed è definibile come la tendenza a rinvenire tra persone, fatti, fenomeni ecc. relazioni causa-effetto che in realtà non esistono: in altre parole a confondere rapporti di correlazione – due eventi variano insieme – con rapporti di causazione – un evento è causa dell’altro.

Un esempio classico è fornito dalla notizia, di qualche giorno fa, della morte di un’infermiera di 41 anni residente in Portogallo, Sonia Azevedo, due giorni dopo aver ricevuto il vaccino anti Covid. La notizia è stata ripresa, con inevitabili toni polemici, soprattutto dai No-vax, convinti che l’episodio rappresenti la prova provata della nocività del vaccino. In realtà, l’autopsia effettuata sul corpo della donna ha concluso che la causa del decesso non è dovuta al vaccino.

Poco dopo la vicenda della Azevedo, altre notizie del genere hanno ricevuto visibilità dai media, come quella della 89enne residente in una Rsa genovese, morta per emorragia cerebrale dopo essere stata, appunto, vaccinata, e quella della anziana donna slovena, già in precedenza infartuata, deceduta per arresto cardiaco dopo aver ricevuto una dose del vaccino della Pfizer-BioNTech.

In questi casi, il rapporto cronologicamente quasi immediato tra somministrazione del vaccino e morte ha indotto la potente illusione che tra i due fenomeni debba esserci stato un rapporto causale. Questa illusione è una caratteristica irresistibile della mente umana, sempre alla ricerca di connessioni tra gli eventi che ci capita di incontrare.

Da questo punto di vista, la correlazione illusoria più celebre è quella tra vaccini e autismo che, ancora oggi, rappresenta il cavallo di battaglia degli antivaccinisti, nonostante sia stata ripetutamente smentita. In questa circostanza, il fatto che l’età di somministrazione dei primi vaccini coincida con l’età in cui si manifestano i primi sintomi dell’autismo viene inteso nel senso di un rapporto causa-effetto tra i due eventi che, in realtà, non esiste.

La correlazione illusoria è alla base di numerose misconceptions. Vittime di questa illusione sono i tifosi che riscontrano un rapporto causa-effetto tra un loro gesto casuale e il rendimento della squadra del cuore; i superstiziosi che credono che la fortuna nella vita dipenda dall’avere indosso un talismano; i religiosi che affidano alla recitazione di una preghiera il miglioramento delle proprie condizioni e così via.

Naturalmente, come tra le migliaia di persone che partecipano a una lotteria può esserci davvero un vincitore, così tra le migliaia di persone che si vaccinano possono davvero verificarsi effetti collaterali più o meno gravi. E, come nel primo caso la vincita di un singolo non giustifica lo sperpero dei propri denari nel gioco, così nel secondo gli effetti collaterali fatti registrare da pochi non devono essere causa di rigetto dei vaccini nel complesso. Gli esseri umani, però, sono più attratti dal (raro) caso che conferma le proprie credenze che dai (numerosissimi) casi che le smentiscono.

È per questo che astrologi, cartomanti, sensitivi e antivaccinisti hanno “successo”: perché ci sarà sempre almeno un caso su un milione che confermerà le loro convinzioni.

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