Sembra che ad aver introdotto il “vizio del fumo” in Europa, dopo averlo osservato presso le tribù indigene con cui entrarono in contatto, furono due marinai di Cristoforo Colombo. Il primo, il portoghese Sancho, è stato il primo europeo ad aver fumato una foglia di tabacco arrotolata.
Il secondo, Rodrigo de Jerez, fu il primo europeo ad averne concretamente introdotto l’uso in Spagna.
Il fatto curioso è che, quando de Jerez tornò in Spagna, accompagnato da questo inusitato comportamento, l’inquisizione giudicò il fumo che usciva dalla sua bocca e dal suo naso opera del diavolo e l’esploratore trascorse vari anni – qualcuno dice uno o due, altri addirittura sette o dieci – in prigione.
Ironicamente, qualche anno dopo, fumare tabacco cominciò a prendere piede anche in Spagna, seppure limitatamente alle classi sociali più elevate, e il fumo non apparve più come manifestazione diabolica.
Oggi, preti, vescovi e cardinali fumano disinvoltamente e nessuno di essi si sognerebbe di sentirsi più vicino al diavolo per questo motivo. Fa specie, però, che qualcuno sia stato in carcere per diversi anni per aver fatto qualcosa che, anni dopo, è diventato normale.
È successo, del resto, con tanti altri comportamenti, prima ritenuti condannabili e poi approvati addirittura da leggi: si pensi al divorzio o all’aborto. È l’ennesima dimostrazione del fatto che la devianza è relativa e varia con il tempo e con lo spazio.
Oggi, il fumo è di nuovo demonizzato: non per ragioni religiose, ma salutari. Dimostrazione del fatto che anche i motivi di biasimo variano con il tempo e lo spazio.