Thomas Jefferson e la politica con il commesso

Un indizio apparentemente labile di come sia cambiata la politica negli ultimi quattro secoli è ricavabile da un aneddoto riguardante Thomas Jefferson (1743-1826), terzo presidente degli Stati Uniti d’America (1801-1809), nonché uno dei padri fondatori della nazione. Racconta Joshua Meyrowitz, autore di uno dei più importanti testi sul potere delle comunicazioni di massa, Oltre il senso del luogo: come i media elettronici influenzano il comportamento sociale (Baskerville, 1985),   che Jefferson evitava persino di parlare al Congresso, preferendo mandare messaggi scritti che venivano letti da un commesso, a riprova del fatto che, in precedenza, i politici erano figure distanti, viste solo da una piccolissima parte della popolazione, non certo avidi di presenzialismo.

Nell’epoca dell’elettronica, tutto è cambiato. Oggigiorno, i vari Berlusconi, Conte, Merkel, Boris Johnson, giù fino al più “umile” aspirante alla carica di consigliere comunale, appaiono con regolarità sugli schermi televisivi, tanto da costituire figure a noi familiari, forse più di amici e parenti. Anzi, le loro apparizioni sono più importanti dei contenuti che quelle apparizioni dovrebbero veicolare.

I contenuti, infatti, sono sempre soggetti a revoca, rettifica, mutamento, finanche alla “regola del fraintendimento” (“Lei non ha capito quello che intendevo dire…”). Le apparizioni, al contrario, permangono nel nostro immaginario, inumando parole e discorsi e travolgendo ogni senso critico.

Dal canto loro, i media trattano i discorsi dei politici come degni di essere riportati, dando spazio alle immagini/parole di presidenti e primi ministri e scavando perfino nella loro vita intima, artatamente modificata in modo da essere sempre notiziabile.

Con questo non voglio dire che i politici di un tempo fossero migliori di quelli di oggi. È probabile che un Jefferson teletrasportato nella nostra epoca sarebbe costretto a modificare totalmente la propria condotta politica, se volesse essere eletto presidente degli stati Uniti.

Inoltre, la continua esposizione dei politici contemporanei ai media elettronici ha, se non altro, il merito di renderli giocoforza più trasparenti, mentre, invece, nel passato i politici erano noti per tramare alle spalle della popolazione nelle loro stanze segrete.

Prima tramite la radio, e ora grazie alla televisione, uomini e donne politici possono parlare pacatamente a milioni di persone, utilizzando una retorica della prossimità decisamente nuova per l’oratoria politica.

Questo ce li rende più vicini, ma la vicinanza non è necessariamente un vantaggio. Anzi, talvolta facilita inganni e illusioni.

In conclusione, non so se un Jefferson con commesso sia migliore di un Renzi con Bruno Vespa. È certo, però, che il loro modo di fare politica è totalmente diverso. A noi sentenziare quale sia il modo migliore.

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