Sulla teoria del passaggio (ancora)!

Una delle credenze più radicate in tema di droghe è riassumibile nella cosiddetta gateway theory, chiamata anche stepping-stone theory, escalation theory, progression theory o, in italiano, “teoria del passaggio”. Si tratta dell’assunto secondo cui l’uso di droghe “leggere” come la marijuana condurrebbe inevitabilmente all’uso di droghe più “pesanti” come eroina o cocaina. Per dirla con un luogo comune: si inizia con lo spinello e si finisce con l’eroina.

Di questa credenza ho già discusso in un altro post, dove facevo notare che essa sconta un grave errore logico: il post hoc ergo propter hoc. Il fatto che il consumo di droghe pesanti segua il consumo di droghe leggere non significa che il primo sia causato dal secondo, così come il fatto che un etilista abbia iniziato bevendo un bicchiere di vino al giorno non significa che quest’ultimo sia alla base dell’alcolismo.

La teoria del passaggio, che pure ha avuto un certo successo anche in ambiente accademico, è stata smentita da diverse ricerche empiriche.

In una di queste – che traggo integralmente da Ravenna (1993) – Kandel (1980), esaminando i dati emersi da svariate ricerche compiute tra il 1971 ed il 1980 su campioni estesi di popolazione giovanile, ha ipotizzato che esista una sequenza nell’uso delle diverse sostanze che prevede 4 stadi: l’uso di birra e di vino (I) precede in genere quello del tabacco e/o di superalcoolici (II); questo a sua  volta precede quello di marijuana (III) e 1’uso di marijuana quello dell’eroina (IV). Le ricerche esaminate dall’autrice indicano, in particolare, che fra tutti i giovani che hanno  provato l’alcool (il 93% circa), l’83% ha in seguito fumato sigarette e successivamente marijuana (68%). Mentre l’uso di alcool nella maggior parte dei casi si protrae nel tempo, ciò non si è dimostrato altrettanto vero per quello di tabacco e di marijuana. La maggior parte di quelli che hanno provato queste sostanze ne fa in genere un uso discontinuo ed episodico, e solo il 43% di coloro che hanno fumato sigarette ed il 38% di quelli che hanno provato la marijuana ne diventano dei consumatori regolari. Di questi ultimi solo una limitata percentuale (indicata nei termini di un quarto della popolazione considerata) prova in seguito altre droghe e una percentuale ancora più ridotta instaura con esse un rapporto abituale. L’uso delle droghe lecite precede quello delle illecite indipendentemente dall’età in cui si verifica l’iniziazione a quest’ultime. È assai infrequente che gli adolescenti provino la marijuana senza aver prima provato l’alcool o le sigarette e sono molto pochi quelli che iniziano ad assumere delle droghe illecite diverse dalla marijuana.

Kandel, oltre ad aver indicato il ruolo cruciale che droghe lecite quali l’alcool e il tabacco svolgono nel facilitare 1’uso di marijuana ha anche rilevato che ogni fase coinvolge un numero minore di soggetti rispetto alla precedente e che il fatto di essere in una certa posizione della sequenza non implica necessariamente il progresso ad una ulteriore (in altre parole, ad esempio, l’uso di marijuana sembra essere un antecedente necessario ma non sufficiente a quello di eroina). L’uso di una particolare droga rende semplicemente più probabile il passaggio alla fase successiva, ma non esclude che ci si possa fermare in un qualsiasi punto della sequenza senza progredire. I fattori che svolgono un ruolo determinante nella progressione sono la precocità dell’iniziazione e il grado di coinvolgimento nel consumo.

Tutto questo ha permesso di confutare definitivamente la teoria del passaggio sviluppatasi negli USA negli anni ‘60 durante il dibattito sulla liberalizzazione della marijuana.

Ciononostante, sono ancora in molti a credere che “tra spinello ed eroina” sussista un rapporto necessario e che per questo sia importante rinunciare a ogni forma di legalizzazione delle droghe leggere.

Allo stato attuale, la teoria del passaggio rappresenta un mito criminologico che continua a far danno perché strizza l’occhio al senso comune, incurante di quello che dice la scienza.

Di questo e di tanti altri miti sulla criminalità ho discusso in due miei libri: 101 falsi miti sulla criminalità e Delitti. Raptus, follia e misteri. Dalla cronaca alla realtà, che vi invito naturalmente a leggere.

Bibliografia:

Kandel, D. B., 1980, “Drug and Drinking Behavior among Youth”, Annual Review of Sociology, 6, pp. 235-285.

Ravenna, M., 1993, Adolescenti e droga, Il Mulino, Bologna, pp. 83-84.

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