San Tommaso decollato o del modo di trattare i santi

SanTommaso

Siamo abituati oggi a vedere i santi come esseri spirituali e spiritualizzati a cui rivolgere eventualmente preghiere per ottenere favori materiali, ma sempre a un livello elevato. Un tempo invece non era così. I santi dovevano rispondere a precisi requisiti olfattivi (dovevano avere un buon odore) e visivi (non dovevano decomporsi dopo morti). Inoltre, se qualcuno moriva con buone prospettive di diventare santo, i suoi resti venivano letteralmente saccheggiati in un modo che oggi considereremmo indegno, se non blasfemo. I racconti sugli ultimi istanti di vita di San Francesco e di Sant’Antonio da Padova ci narrano, ad esempio, di masse impazienti di impadronirsi delle loro spoglie come cani rabbiosi. Ma l’esempio, forse, più estremo è quello di San Tommaso d’Aquino, che ci viene raccontato dallo storico André Vauchez:

[… ] i monaci di Fossanova vigilarono con estrema cura il corpo di San Tommaso d’Acquino, morto nella loro abbazia l’anno 1274, e alcuni mesi dopo lo fecero bollire per separare le ossa dalla carne; poi staccarono la testa dal tronco per farla custodire a Priverno – la città più vicina – dove uomini armati vegliarono su di essa notte e giorno (Vauchez, A., 1989, La santità nel Medioevo, Il Mulino, Bologna, p. 431).

Corpi bolliti e teste troncate? Se recentemente qualcuno si fosse comportato così con le spoglie di Padre Pio o di Papa Giovanni II, si sarebbe gridato allo scandalo. O all’orrore. I criteri della santità cambiano con il tempo. Quelli del Medioevo erano molto più “carnali” dei nostri. Del resto, molti santi di un tempo oggi non sarebbero mai ritenuti tali. E viceversa.

Auguratevi di nascere nei tempi giusti!

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