Non siamo tutti WEIRD!

weirdos

E se i risultati ottenuti dalle scienze del comportamento, in generale, e dalla psicologia in particolare, e sui quali basiamo oggi la conoscenza della mente e del comportamento umani, fossero clamorosamente parziali o errati? Se lo sono chiesto nel 2010, tre studiosi Henrich, Heine e Norenzayan, in un articolo intitolato “The weirdest people in the world?” pubblicato per il Behavioral and Brain Sciences. Perché tanto pessimismo? Semplice. Ciò che sappiamo in psicologia dipende, per la maggior parte, da esperimenti condotti su soggetti WEIRD, acronimo che sta per Western, Educated, Industrialised, Rich and Democratic (ma weird significa propriamente “strano”, “bizzarro”, “strambo”), vale a dire su soggetti (per lo più studenti universitari) Occidentali, Istruiti, Ricchi e provenienti da nazioni Occidentali e Industrializzate. Ad esempio, fanno notare gli autori, tra il 2003 e il 2007, ben il 96% dei soggetti volontari sui quali sono stati condotti i più importanti esperimenti in psicologia sono stati WEIRD e, addirittura, nel 68% delle riviste che hanno ospitato articoli di psicologia si trovano esclusivamente soggetti WEIRD di nazionalità americana.

L’assunto di fondo di tutti questi esperimenti è che i risultati siano generalizzabili alla popolazione di tutto il mondo, ma questo è un grave errore. La “tribù” dei WEIRD, affermano Henrich, Heine e Norenzayan, presenta delle caratteristiche talmente peculiari che non è possibile dare per scontato che le loro prestazioni siano rappresentative di ogni “tribù” umana. Infatti, gli American Undergraduates esibiscono peculiarità comportamentali in campi come la percezione visiva, il senso di equità, la cooperazione, il ragionamento spaziale, la categorizzazione, il ragionamento morale, gli stili di ragionamento e altri ancora. Ad esempio, il ragionamento morale dei WEIRD è governato da principi astratti, come le nozioni di “giustizia” e di “diritti”, che non si trovano presso altri popoli o sono categorizzate in maniera diversa. I risultati ottenuti dagli esperimenti condotti sulla percezione visiva sono condizionati dal fatto che i WEIRD si trovano a vivere in ambienti dominati da linee e angoli retti. I WEIRD parlano una lingua “egocentrica” in cui la posizione degli oggetti è di solito calcolata in base alla distanza che essi hanno rispetto a chi parla (“La bicicletta è a cinque metri da me”) piuttosto che a punti di riferimento allocentrici (“La bicicletta è vicina all’albero”). Il fatto, poi, che i WEIRD vivano in un’epoca caratterizzata da individualismo e narcisismo condiziona pesantemente gli esperimenti condotti sulla cooperazione e sull’altruismo: le teorie sulla cooperazione e sull’altruismo sviluppate nell’ultimo secolo, in altre parole, sono scarsamente generalizzabili al resto del mondo. Si pensi, infine, agli esperimenti condotti su sentimenti morali come la vergogna, che presenta fenomenologie estremamente variegate nel mondo e spesso molto distanti da quella presente nei paesi occidentali.

Un modo per ovviare a tali inconvenienti sarebbe quello di utilizzare soggetti non WEIRD e confrontare le loro prestazioni con quelle ottenute dai WEIRD. Ma ciò non è affatto facile: questioni di convenienza, comodità, budget per la ricerca e altre ancora rendono questa opzione quasi sempre impraticabile. L’importante, allora, è essere consapevoli che, se si conducono esperimenti di psicologia su un campione di soggetti WEIRD, i risultati non possono essere placidamente generalizzati al resto del mondo, ma, al più, alla popolazione dei WEIRD. Forse dovremmo abbandonare l’aspettativa illuministica che siamo tutti uguali e che ciò che vale per un essere umano vale per tutti gli altri. O almeno essere meno enfatici nel presentare le conclusioni degli esperimenti condotti nei nostri laboratori WEIRD. Dopotutto, si diceva un tempo, il mondo è bello (non minaccioso) perché è vario (o weird).

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