Mostri di ieri, malformati di oggi

La nascita di un bambino malformato ha sempre destato meraviglia e, nel passato, è stata interpretata secondo precisi canoni magici, religiosi, divinatori. Nell’antichità sono state descritte molte creature fantastiche, popoli dai nomi strani come cinocefali (con la testa di cane), astomi (senza bocca), antipodi (con i piedi rivolti all’indietro) ecc. Oggi sappiamo che queste mostruosità erano talvolta frutto dell’ignoranza degli osservatori, dei loro pregiudizi culturali e religiosi, della fantasia acuita dai pochi libri di autori classici in circolazione, delle credenze allora circolanti che orientavano le percezioni. Di alcuni di questi mostri, con l’aiuto del libro di Erminio Giavini, Figli di Satana. Mostri umani tra realtà e leggenda, possiamo però azzardare qualche ipotesi circa la loro reale identità. Ad esempio, è probabile che coloro che sostenevano di aver visto dei cinocefali avessero in realtà incontrato delle scimmie cinocefale (babbuini). Gli acefali, visti in America, erano probabilmente fanciulli sui quali erano stati posti dei pesi in modo che le vertebre del collo fossero costrette a rientrare sotto la clavicola, così che, visti da lontano, sembravano avere la bocca sul petto. Altre spiegazioni sono possibili:

Per esempio, sul finire del Quattrocento, sant’Antonino, vescovo di Firenze, nel suo Chronicon, narra di una donna che partorì tre pietre. Possiamo pensare che in questo caso si sia trattato dell’espulsione di tre miomi (tre tumori uterini) calcificati. Un suo contemporaneo, Fra Filippo da Bergamo, parla di una donna che partorì un gatto, che possiamo interpretare, forse, con la nascita di un feto anencefalo» [senza volta cranica ed encefalo].

Alcuni parti mostruosi, poi, furono mere frodi.

A questo proposito basti ricordare il grande rumore suscitato in Germania nel XVI secolo dalla notizia di un bambino nato con un dente d’oro. Su questo parto disputarono a lungo saggi e dottori dell’epoca e poi si scoprì che altro non si trattava che di una frode.

Infine un evento meraviglioso può avere una spiegazione più razionale.

Nella Vita di sant’Elzeario, del Boselli, è descritto un possibile scambio di nati di ben altra natura, ricollegabile con un fenomeno teratologico. È noto dalla teratologia clinica che i cosiddetti mostri acardiaci sono degli esseri completamente informi e senza alcuna parvenza umana, del tutto privi di una circolazione propria, che possono, però, vivere in utero parassitando un gemello normale alla cui circolazione placentare sono collegati per il proprio nutrimento. Il Boselli dice che Antesibia, moglie di Grimaldo, dopo atrocissimi dolori partorì un mostro spaventoso: una massa informe di carne in continuo movimento che portava orrore a chiunque la osservasse; non aveva aspetto umano, ma non sembrava nemmeno una bestia poiché non aveva sembianze particolari. Sant’Elzeario, parente dei genitori, che si trovava presente al parto, tramutò prodigiosamente quella massa di carne in un bimbo di rara bellezza. Il santo profetizzò che quel bimbo sarebbe diventato “sommo pontefice”, cosa che si verificò puntualmente poiché quel bambino divenne poi papa Urbano V.

Possiamo, in realtà, azzardare l’ipotesi che papa Urbano V era il fratello gemello di un mostro acardio, abilmente dissimulato in una prodigiosa trasformazione al momento della nascita.

Gli antichi amavano esecrare o divinizzare i “mostri”. Noi, più secolari, li chiamiamo “malformati”, non li esibiamo più nei circhi e sappiamo che la loro origine è tutto fuorché diabolica o divina. Anzi, talvolta è colpa nostra. Come nel caso del talidomide, il farmaco per la nausea delle gestanti, che procurò tante malformazioni nei bambini degli anni Sessanta. O come nel caso delle radiazioni nocive, conseguenza di esplosioni nucleari. Secondo me, questa consapevolezza è un passo avanti verso la civiltà. Come accade ogni volta che vediamo gli esseri umani come esseri umani, anche se le loro forme non corrispondono alle nostre.

Fonte:

Giavini, E., 2006, Figli di Satana. Mostri umani tra realtà e leggenda, Costa & Nolan, Milano, pp. 41-48.

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