Le epidemie nelle Trobriand studiate da Malinowski

Come reagivano i popoli preletterati alle epidemie? Quali pensavano fossero le cause dei morbi pestilenziali? Avevano idea di cosa fosse un virus o interpretavano gli agenti patogeni in altro modo?

Un esempio interessante di reazione all’evento epidemico in una popolazione “primitiva” si trova in un testo di una certa fama presso gli antropologi, Magic, Science and Religion and Other Essays (1945) di Bronislaw Malinowski (1884-1942). Qui, in un testo che parla di magia e miti, l’antropologo di origine polacca, celebre studioso delle popolazioni della Melanesia, inserisce quasi incidentalmente il seguente brano:

Le epidemie, infine, sono imputate all’azione diretta degli spiriti maligni, i tauva’u, che, come abbiamo visto, sono spesso considerati, da un punto di vista mitologico, come l’origine di ogni stregoneria. Questi esseri maligni hanno dimora permanente al sud. Di tanto in tanto si spostano verso l’arcipelago delle Trobriand, e, invisibili agli esseri umani normali, attraversano durante la notte i villaggi, sbatacchiando le loro pignatte e facendo risuonare i loro bastoni di legno. Ovunque si odano questi rumori, gli abitanti sono colti da paura, poiché coloro che sono colpiti dalle armi lignee dei tauva’u muoiono, e questo tipo di invasione è sempre associato alla morte di masse di individui. A questo punto, nei villaggi si diffonde Leria, l’epidemia. Gli spiriti maligni si trasformano a volte in rettili, divenendo così visibili a occhio umano. Non è sempre facile distinguere questi rettili da quelli consueti, ma è molto importante riuscirci, perché un tauva’u ferito o maltrattato si vendica infliggendo la morte.

Ancora una volta, intorno a questo mito perenne, intorno a questo racconto domestico di un avvenimento che non è collocato nel passato ma ha luogo nel presente, si raccolgono innumerevoli storie, alcune di esse relative a eventi che si verificarono durante la mia permanenza presso le Trobriand. Una volta vi furono gravi casi di dissenteria e la prima manifestazione di quella che probabilmente era l’influenza spagnola del 1918. Molti nativi riferirono di aver udito i tauva’u. Fu avvistata una gigantesca lucertola a Wawela; l’uomo che la uccise morì subito dopo e nel villaggio scoppiò l’epidemia. Quando ero a Oburaku, il villaggio fu colpito da un morbo e l’equipaggio della barca che mi stava trasportando vide un vero tauva’u, un enorme serpente policromo apparso su una mangrovia e scomparso misteriosamente non appena ci avvicinammo a esso. Fu solo a causa della mia miopia, e forse della mia ignoranza riguardo a come cercare un tauva’u, che non riuscii a osservare il miracolo.

Questa e altre storie simili possono ricavarsi a decine dai nativi in ogni luogo. Un rettile di questo genere deve essere collocato su una piattaforma elevata davanti a oggetti preziosi. I nativi mi hanno assicurato di aver assistito non di rado a fatti del genere, sebbene a me non sia mai capitato. Mi è stato anche raccontato che un certo numero di streghe ha avuto rapporti sessuali con i tauva’u. Ciò si dice con certezza di una di esse, che è ancora in vita.

Leggendo un brano del genere, potrebbe venire da sorridere. Noi occidentali sappiamo benissimo che le epidemie sono causate da virus e batteri. Lo sappiamo peraltro da relativamente poco tempo, tanto che i nostri progenitori hanno spesso riflettuto, in modo errato, sulle cause di pesti e colera.

Potrebbe venire da piangere se consideriamo che, ancora oggi, la causa della recente pandemia da coronavirus è attribuita da qualcuno a complotti biopolitici, cospirazioni psicogiuridiche e interessi settari di ogni tipo. Il complottismo incontrollato, in un certo senso, è una forma di pensiero magico in cui i tauva’u sono sostituiti da improbabili fautori del Nuovo Ordine Mondiale e la Leria è governata da avide quanto ineffabili corporazioni segrete.

Di fronte all’incertezza e alla paura, il pensiero magico si ridesta rapidamente anche nel più raziocinante di noi. Il problema è che crediamo che a essere magico sia sempre il pensiero degli altri. Il nostro è sempre razionale, anche quando si fa dominare da complottismi sfrenati.

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