I salmi biblici come sospiri di creature oppresse

Tra i libri poetici del Vecchio Testamento, quello dei Salmi, o Salterio, raduna 150 carmi sacri o salmi, appunto, destinati a essere cantati, composti da autori ignoti (anche se i più sono attribuiti a Davide) in epoche diverse, e tuttora adoperati nella liturgia cristiana.  

I salmi sono diversi per forma e contenuto. Sebbene alcuni si somiglino o addirittura mutuino le parole di altri, esprimono una varietà notevole di funzioni e significati, alcuni dei quali certamente sorprendenti. Sommariamente, sono condensabili nelle seguenti categorie: salmi che parlano della legge di Dio e del suo insegnamento; salmi che parlano della supremazia di Dio; salmi con cui si invoca Dio nell’afflizione; salmi di maledizione o di imprecazione (!); salmi di contrizione e umiliazione; salmi con cui si invoca l’intervento di Dio a favore di chi è fedele; salmi in cui si magnifica la gloria del Creatore e si beatifica chi teme la divinità, salmi di riconoscenza; salmi di fiducia e di speranza; salmi liturgici; salmi di lode.

Tramite i salmi, il credente, dunque, colloquia con il suo Dio; lo loda e lo glorifica; invoca il suo aiuto nei momenti di difficoltà; avanza richieste personali e di intercessione; esprime pentimento e contrizione per i peccati commessi; invita la divinità a perdonarlo e assicurargli un futuro prospero; esprime ringraziamento per le cose buone che gli sono capitate; manifesta la propria speranza in un futuro migliore; ripercorre eventi importanti della sua storia; testimonia venerazione e sacrificio; offre meditazioni; descrive ritualità; ricorda i contenuti essenziali della legge divina; ma anche esorta Dio ad agire (salmo 35: “O Signore, sino a quando starai a guardare?) e ad assecondare i desideri di chi prega; formula lamentazioni individuali e collettive.

Alcuni salmi, sorprendentemente, esprimono maledizioni e imprecazioni contro i nemici di Dio, contro i propri avversari, contro coloro che prosperano nonostante l’empietà e invitano la divinità a vendicare la sorte del credente (salmi 5, 10, 14, 28, 31, 35, 41, 49, 52, 53, 58, 59, 64, 69, 79, 83, 94, 109, 129, 137, 140). Tali maledizioni sono formulate con un linguaggio crudo, apparentemente dissonante rispetto a quanto ci attenderemmo da un testo inserito nella Bibbia. Si pensi, per fare solo qualche esempio, che il salmo 52 afferma: “Dio ti distruggerà per sempre, ti svellerà e strapperà dalla tua tenda, ti sradicherà dalla terra dei viventi”, il salmo 58 minaccia: “O Dio, spezza loro nella bocca i denti”, mentre il salmo 137 proclama: “Beato chi prenderà i tuoi pargoli e li sbatterà contro la pietra”.

Alcuni salmi sono stati interpretati come messianici e annuncianti la futura venuta di Gesù Cristo. Tra questi i salmi: 2, 22, 45, 89, 110, 118 (salmo 110: “Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”).

In alcuni sono presenti espressioni che è dato ritrovare nel Nuovo Testamento. L’esempio più famoso è probabilmente quel “Dio mio Dio mio, perché mi hai abbandonato” (salmo 22) che leggiamo in Matteo 27, 46 e in Marco 15, 34 e che tanto ha fatto discutere gli esegeti biblici.

Altri salmi sono stati adoperati in appoggio a teorie, come quella del peccato originale (salmo 51: “Ecco, nella colpa io sono nato, perché nel peccato mi concepì mia madre”).

Alcuni salmi, detti regali, esaltano la regalità di Dio (ad esempio, i salmi 24, 46, 47, 48, 76, 84, 87, 93, 96, 97, 98, 99, 122, 137).

Si potrebbe continuare.

Che cosa sono i salmi se non preghiere? Passandoli in rassegna è possibile esaurire praticamente tutte le possibili funzioni delle preghiere, a dispetto della falsa nozione secondo cui queste sarebbero formule verbali prive di complessità. Soprattutto le preghiere rivelano bisogni e necessità degli esseri umani in vari contesti storici. Nel caso dei salmi, attraverso di esse è possibile ricostruire la mappa delle vicende di un popolo – il popolo di Israele – e delle calamità che hanno caratterizzato la sua storia. È così che trova spiegazione la presenza, altrimenti sorprendente, dei cosiddetti salmi di maledizione. Con questi il popolo di Israele esprimeva frustrazione per le proprie miserie e si augurava di superarle grazie all’intervento divino.

Sì, in definitiva Marx aveva ragione: la religione è il sospiro della creatura oppressa. E il sospiro più grande è quello della preghiera.

Per altre riflessioni sulle funzioni sociali delle preghiere, rimando al mio La sacra corona. Storia, sociologie e psicologia del rosario (Meltemi Editore, 2024).

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