Cledonomanzia:il fascino della divinazione basata sulle parole

Tra le forme di divinazione praticate sin dall’antichità, una delle più affascinanti, per quanto, ovviamente, inconsistenti, è quella che va sotto il nome di cledonomanzia (dal greco clèdon «nome augurale»). La cledonomanzia si fonda sul trarre risposte a domande da parole udite casualmente. Ad esempio, se per strada ode un passante che dice: «Certamente!», mentre si chiede se una sua speranza si concretizzerà, un cledonomante può ricavare da ciò un buon auspicio. La cledonomanzia vanta numerose testimonianze storiche. Pausania racconta un caso piuttosto tipico di cledonomanzia:

C’è a Fare una statua di Hermes barbuto […] Chi vuole consultare il dio arriva verso sera, brucia dell’incenso sul braciere […] e si avvicina all’orecchio del dio per porgli la domanda che lo ha condotto lì; dopodiché esce dall’agorà chiudendosi le orecchie. Una volta fuori, toglie le mani dalle orecchie e la prima voce che ascolta è il responso dell’oracolo.

Una testimonianza significativa è presente anche nei Detti e fatti memorabili di Valerio Massimo che citano quanto accaduto a un personaggio della storia romana, Emilio Paolo, in cerca di presagi relativi all’imminente scontro con il nemico Perseo.

E che dirò del fatto memorabile avvenuto a Emilio Paolo? Dopo che gli era toccato in sorte di far la guerra contro Perseo, tornato dalla Curia alla sua casa, nel baciare la figlioletta di nome Terzia, che era ancora molto piccola, si accorse che era triste in volto e le chiese il perché. Essa allora gli rispose che era morto Persa – Persa era il nome di un cagnolino, col quale soleva trastullarsi – . Così Paolo colse al volo il buon presagio e in seguito a questa frase fortuita ebbe quasi la certezza del suo clamoroso trionfo.

Dall’esclamazione casuale della figlia – Persa è morto – , Emilio Paolo  ricava la risposta ai suoi dubbi relativi alle possibilità di sconfiggere Perseo. “Persa è morto” diventa allora un’indicazione chiara di vittoria, che infatti condurrà Emilio Paolo a combattere contro il nemico. Un curioso fenomeno fu raccontato anche a proposito di una personalità dell’antica Grecia quale Zenone.

Narra il poeta John Donne che «Zenone, ritenuto uno degli uomini migliori del suo tempo, una volta inciampò e si ferì un dito urtando contro il terreno; interpretando questo fatto come un richiamo della terra, si impiccò, all’età di quasi cent’anni».

Un altro caso è narrato nella letteratura romana da Cicerone nel De divinatione e riguarda un presagio (omen)

dato inconsciamente a Crasso, che stava partendo per una spedizione contro i Parti, dal mercante di fichi che gridava «Cauneas!», sottintendendo la parola ficos e riferendosi sì alla frutta di Caunos, città della Caria, ma preavvertendo, con un senso più nascosto e aderente alla realtà, «cave ne eas!», e cioè «non andarci!»

Un altro esempio letterario, infine, lo si ritrova nella parte finale del Don Chisciotte di Cervantes:

All’ingresso del villaggio, sempre secondo quel che racconta Cide Hamete, Don Chisciotte vide su un’aia due ragazzi che si stavano bisticciando, e uno disse all’altro:

– Non ti confondere, Pierino, perché tanto non la rivedrai mai più per tutta la vita.

Don Chisciotte sentì, e disse a Sancio:

– Non senti, amico, quel che ha detto quel ragazzo? « Tu non la rivedrai mai più per tutta la vita.»

– E che ce ne importa a noi – disse Sancio – se il ragazzo ha detto così?

– Come!? – replicò Don Chisciotte. – Non t’accorgi che applicando quelle parole alla mia intenzione, si viene a significare che non debbo più rivedere Dulcinea?

La cledonomanzia postula che niente sia casuale e che i fatti del mondo siano legati da nessi segreti, misteriosi ai più, ma chiari ad alcuni individui speciali. Qualsiasi stimolo, per quanto casuale o vago, può rivelarsi importante e celare una risposta ai propri problemi. Certamente, la cledonomanzia ha qualcosa di affascinante: l’idea che i discorsi del mondo siano, in qualche modo, in relazione a noi e abbiano, comunque, a che fare con noi. Per quanto sia scettico, devo confessare che a volte mi piace indulgere in questa illusione, sebbene più per motivi estetici che perché ci creda. Ripassando gli esempi appena descritti, mi viene da commentare: ma se tanti personaggi famosi si sono lasciati prendere dal fascino della cledonomanzia, quante persone comuni ne sono irretite? Del resto, siamo egocentrici per natura. Ci piace stare al centro del mondo e pensare che i discorsi della gente parlino, comunque e sempre, di noi.

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