To jump or not to jump

La notizia ha dell’incredibile. Anzi, è talmente assurda da apparire inverosimile. Il fatto è accaduto nel 2015, ma, curiosamente, ha avuto risonanza internazionale solo due anni dopo, nel giugno 2017 (ad esempio qui, qui e qui).

Ecco quanto è accaduto.

Vera Mol è una ragazza olandese di 17 anni e, nel 2015, si trova sul ponte di Cabezon de la Sal in Cantabria (Spagna) per partecipare a una seduta di bungee jumping, il popolare sport estremo che consiste nel lanciarsi da un luogo elevato (per esempio un ponte) dopo essere stati imbracati con una corda elastica. Vera Mol è in piena fase adrenalinica. Non vede l’ora di lanciarsi nel vuoto. Ha già il capo di una corda attaccato al corpo, ma l’altro capo è libero. A questo punto – riportano le cronache di tutto il mondo – l’istruttore, in un pessimo inglese,  le dice «No jump», intendendo «Don’t jump» («Non saltare»), ma la ragazza interpreta la frase in modo difforme: «Now jump!» cioè «Ora salta!». Raccogliendo l’invito, Vera Mol salta e muore. A causa, battono tutti i quotidiani, di una parola compresa male.

Il fatto, risalente, come detto, al 2015, ha acquisito improvvisa notorietà internazionale due anni dopo, perché solo nel giugno 2017 è iniziato il relativo processo.

L’istruttore è accusato non solo di aver causato involontariamente la morte della ragazza, ma anche di non aver verificato la sua età (Vera Mol, come detto, non aveva ancora 18 anni). Sembra, inoltre, che il ponte di Cabezon de la Sal non fosse adatto alla pratica del bungee jumping secondo le regole spagnole.

Al di là delle responsabilità dell’istruttore, resta il fatto che un banale errore di pronuncia ha causato la perdita di una vita umana. Ciò può lasciare qualche perplessità, ma, come testimonia l’episodio biblico di Giudici 12, 1-6 – in cui si racconta la vicenda del conflitto tra galaaditi ed efraimiti, vinto dai primi che trucidarono 42.000 avversari dopo averli invitati a pronunciare la parola shibbolet; parola che gli efraimiti avevano difficoltà a pronunciare – situazioni del genere sono ben presenti nel nostro immaginario culturale e rivelano una secolare sensibilità nei confronti di vicende che possono sembrare trascurabili, ma che, come è evidente dalla tragica storia di Vera Mol, possono avere conseguenze letali.

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