Sociologia del dolore

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La sociologia ha dimostrato, nel corso del tempo, di poter indagare condizioni soggettive o stati emotivi solitamente ritenuti indifferenti o impermeabili a fattori di tipo sociale. Il dolore, ad esempio. Perfino tra gli accademici, non tutti sanno che esiste una tradizione sociologica abbastanza consolidata che ha messo in evidenza al di là di ogni dubbio che la percezione del dolore è influenzata da “insospettabili” variabili culturali, sociali, di classe e di genere.

Nel 1966, ad esempio, un articolo di Irving Kenneth Zola dimostrò come il medesimo evento corporeo non produceva reazioni identiche in tutte le popolazioni. Mettendo a confronto 63 italiani e 81 irlandesi da lui visitati a Boston tra il 1960 e il 1961, lo studioso osservò come, a parità di patologie, gli italiani lamentassero dolori molto più forti degli irlandesi, i quali tendevano addirittura a negarli o attenuarli. Zola chiamò questa tendenza degli italiani “drammatizzazione”: mentre gli irlandesi minimizzavano la loro sofferenza, gli italiani la accentuavano vivacemente. Questo perché le tradizioni socio-culturali degli irlandesi imponevano loro di trascurare la salute e ignorare l’avversità o accettarla in silenzio.

Risultati più o meno simili furono ottenuti da Zborowski nel 1969 in uno studio intitolato People in pain: ponendo a confronto pazienti italiani dell’Italia meridionale, ebrei dell’Europa orientale, irlandesi e americani di lunga data, visitati tra il 1951 e il 1954, anche questo studioso notò come gli italiani, insieme agli ebrei, tendessero a “drammatizzare” il proprio dolore.

Per quanto i risultati di queste ricerche siano ormai datati, esse hanno comunque evidenziato  il fatto che i gruppi sociali definiscono quale sia la legittimità del dolore e quale la cornice rituale associata alle circostanze della vita quando subentra un disturbo fisico. Altri studi hanno invece dimostrato che le donne appartenenti a diverse condizioni sociali sono più inclini degli uomini a dire e mostrare la propria sofferenza: la femminilità incoraggia il lamento a differenza della virilità che la esclude.

Per saperne di più su queste ricerche, è seminale lo studio di David Le Breton, Esperienze del dolore, una miniera di considerazioni su questa fondamentale esperienza umana che non tutti sono disposti ad affrontare secondo l’ottica delle scienze sociali.

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