L’omofobo: il nuovo mostro?

homophobeNel mio libro Mancini, mongoloidi e altri mostri, illustravo come le società abbiano tutte una profonda tendenza “teratopoietica”, cioè a creare mostri, intendendo il termine nel senso di devianti che suscitano paura e ribrezzo. Questi “mostri” hanno spesso una vita breve e, a distanza di tempo, possono apparire inverosimili o ridicoli. Ne è un esempio la crociata dello psichiatra americano Fredric Wertham contro i fumetti negli anni Cinquanta dello scorso secolo; fumetti che furono accusati di essere alla base di ogni male della società, anzi l’unica causa dei mali sociali. Oggi tutto questo ci sembra ridicolo, per quanto crociate morali vengano ancora combattute contro televisioni e videogame, accusati di tirare fuori il peggio da ognuno di noi. Sbaglieremmo, però, a pensare che la nostra società sia immune da ogni tentazione teratopoietica. Anche noi creiamo i nostri mostri, anche se spesso non ci sembrano tali. Pensiamo all’immigrato stupratore o che ruba il lavoro degli italiani, al criminale ecologico, al prete pedofilo, alla zingara che ruba i bambini (un evergreen, quest’ultimo).

Una nuova tipologia di mostri fa già capolino all’orizzonte: l’omofobo. In sintonia con l’emancipazione dai vecchi luoghi comuni secondo cui gli omosessuali sono malati o “scherzi della natura” e con la rivendicazione sempre più “vociferous” dei diritti delle persone omosessuali, si profila una nuova forma di criminalizzazione: quella delle persone che odiano o sono spaventati dagli omosessuali. Uno studio pubblicato sul Journal of Sexual Medicine di questo mese e realizzato da studiosi italiani provenienti dai campi della biologia, delle scienze cliniche e della medicina proverebbe, infatti, dopo una indagine condotta su 550 giovani eterosessuali italiani, che le persone omofobe avrebbero in sé tratti di psicoticismo e atteggiamenti generali di ostilità e rabbia, oltre che meccanismi di difesa immaturi, che li predisporrebbero alle loro omofobie. Lo studio fa esplicito riferimento a concetti come “psicopatologia” e “personalità disfunzionale” adombrando o lasciando immaginare massicce terapie a base di psicofarmaci per la soluzione del “problema”.

Premesso che non sono omofobo e che penso che gli omosessuali facciano bene a reclamare i loro diritti e che sia ora di considerarli persone e cittadini come tutti gli altri, senza se e senza ma, credo che uno studio come quello citato possa lasciare inquieti. Mi sembra di intravedere la tentazione di creare una nuova figura psicopatologica, magari da inserire nella prossima edizione del DSM (il Manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali) proprio al posto dell’omosessuale (quanti ricordano che l’omosessualità era considerata una malattia mentale fino a qualche decennio fa?) per “inventare” una nuova terapia a base di medicinali e psicofarmaci da brevettare al più presto. Spero di essere nel torto, ma l’omofobia non è frutto di una personalità disfunzionale, ma di una società che considera gli omosessuali (ancora) come persone anormali e cittadini di serie Z. Il problema, a mio avviso, non è biologico o psichiatrico, ma sociale.

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Una risposta a L’omofobo: il nuovo mostro?

  1. ROBERTO scrive:

    SONO PERFETTAMENTE D’ ACCORDO CON LA CONCLUSIONE FATTA A PROPOSITO DELL’ARTICOLO (PERALTRO )REDATTO DAL PROF JANNINI.
    CREDO CHE NELL’ARTICOLO COMPARSO SULL’ESPRESSO SI VOGLIA AL CONTRARIO DEMONIZZARE CHI INVECE E’ OSTILE AL DIRITTO DELL’ESSERE OMOSESSUALI.
    IL PROBLEMA E’ ASSOLUTAMENTE SOCIALE. QUANDO LA NOSTRA LIBERTA’ SI ESAURISCE IN QUELLA DELL’ALTRO, SOLO ALLORA SI POTRA’ DIRE DI ESSERE CIVILI.

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