Insospettabili scibbolet in Arkansas

arkanMi ha scritto un lettore del mio 111 errori di traduzione che hanno cambiato il mondo, Giovanni Actis, il quale mi ha cortesemente “regalato” un interessante aneddoto linguistico ricavato dalla sua esperienza negli Stati Uniti. Lo riporto nella sua integrità, sperando che possa interessare voi come ha interessato me. Buona lettura!

Gentile Dottor Capuano,

visitando il recente Salone del Libro di Torino, ho avuto modo di acquistare il Suo libro:  111 errori di traduzione che hanno cambiato il mondo, essendo attratto in particolare dai vari aneddoti in cui pare che nelle più varie occasioni, in pace, ma soprattutto in guerra, determinati gruppi etnici abbiano usato tranelli di pronuncia per smascherare degli infiltrati.

Questi episodi mi hanno riportato alla memoria delle congiunture che avevo quasi dimenticato e di una di queste uso l’ardire di fargliene parte.

In qualità di medico ricercatore, nel 1982 a 30 anni ebbi il privilegio di trascorrere un anno sabbatico all’Università di San Diego, California. Affittai per l’occasione due stanze in una villetta unifamiliare nei magnifici sobborghi collinari che punteggiano la contea di San Diego, e strinsi amicizia con la padrona di casa  che era una funzionaria di una agenzia immobiliare.

Una sera, durante una delle nostre chiacchierate post-lavorative che erano divenute quasi un rito davanti a un bicchiere di vino californiano, mi raccontò di essere nata nell’Arkansas (come Lei sa, dottore, stato molto tradizionalista e relativamente “povero” della confederazione) e volle mettermi a parte di una “usanza” locale di cui lei era stata testimone come bambina varie volte e sulla cui genuinità non potevo nutrire dubbi. I fatti, molto semplici, sono i seguenti.

Era noto che gli sceriffi di Little Rock (la capitale) usavano attaccare una conversazione con individui dall’aspetto forestiero o magari di fare sospetto, e indurli a dire il nome dello stato, la cui pronuncia considerata corretta in Inglese-Americano è considerata ARKENSO (sdrucciola con accento sulla O finale). La mia padrona di casa giurava che chi veniva sentito dire ARKENSES o simili si vedeva comminata una pesante multa con rischio di passare una notte in cella.

Ho pensato che questa piccola storia, tutta stile profondo sud americano, Le potesse in qualche modo servire per la continuazione del Suo interessante lavoro.

Cordiali Saluti

Giovanni Actis

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