Ho imparato la lezione!

langerHo imparato la lezione! Quante volte abbiamo detto o abbiamo sentito questa frase? Ci accade qualcosa – di solito una brutta esperienza – e commentiamo: “Ho imparato la lezione!”. Secondo me però c’è qualcosa di sbagliato in queste parole. L’errore è che diamo per scontato che un’esperienza insegni sempre qualcosa in maniera univoca e definitiva. E che questo qualcosa sia sempre nuovo. Una lezione, appunto. Cadiamo dalle scale e diciamo: “Ho imparato la lezione!”, come se da questa esperienza potesse scaturire una sola possibile conseguenza. Una conseguenza per noi nuova in termini di apprendimento. Ma è proprio così? La psicologa Ellen Langer, nel suo libro In senso antiorario, propone una riflessione davvero interessante. Eccola:

Una volta stavo passeggiando con due amiche e una di loro ci stava raccontando un’esperienza terribile avuta diversi anni prima. Non avevo ben compreso la ragione della sua disavventura, ma drizzai le antenne quando disse che era stata a lungo in piedi sul water. La tavoletta si era spaccata, lei era scivolata e si era ferita gravemente alle gambe, il che le costò centosei punti di sutura. Disse di aver imparato la lezione. Allora le chiesi quale fosse questa lezione e lei rispose: «Non mettermi più in piedi sul water di porcellana». Forse. Mi venne spontaneo suggerire che la lezione poteva anche essere un’altra: «Sii più cauta», «Non tentare di aggiustare le cose da sola», «Assicurati di non essere sola in casa quando cerchi di fare qualcosa di nuovo», «Non fare nulla di nuovo», «Indossa abiti resistenti quando cerchi di aggiustare qualcosa», «Non avere paura di provare cose nuove, perché è sorprendente la maniera in cui il corpo guarisce», «Posso anche subire una sconfitta, ma non mi arrendo», o anche: «Meglio perdere qualche chilo, così il water non si romperà più». Avrei potuto continuare all’infinito, ma tenevo alla nostra amicizia, così mi fermai lì. La sua reazione non era sbagliata, ma era soltanto uno dei modi di guardare a quell’esperienza. Invece di cercare di apprendere dall’esperienza, potremmo arricchirci maggiormente sentendoci coinvolti nell’apprendimento.

L’esperienza può essere un’insegnante mediocre. Come apprendiamo veramente quando pensiamo di imparare direttamente dall’esperienza? Torniamo con la mente all’evento, un evento che potrebbe essere interpretato in molti modi diversi, e imponiamo una relazione fra due cose anche se è possibile instaurarne moltissime altre. Una volta che abbiamo una relazione precisa in mente, cerchiamo conferme e scartiamo interpretazioni alternative. Così, troppo spesso l’esperienza finisce per « insegnare » cose che già sappiamo (Langer, E.J., 2010, In senso antiorario, Corbaccio, Milano, pp. 43-44).

Da una cosa che ci capita è possibile trarre decine di conseguenze in termini mentali. Noi, però, ne traiamo una e diciamo che è la “lezione”. No! È la lezione che impartiamo a noi stessi in base al nostro vissuto e alle nostre aspettative. È  il contrario di una lezione, dalla quale dovremmo sempre imparare qualcosa di nuovo. È  una ripetizione! Uno sguardo vecchio al mondo che spacciamo a noi stessi per nuovo.

 

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