Giovanna d’Arco: ispirata o epilettica?

Nel suo ultimo libro, Allucinazioni, Oliver Sacks dedica un capitolo alle allucinazioni causate dall’epilessia e accenna a una ricerca pubblicata nel 1991 da Elizabeth Foote-Smith e Lydia Bayne (“Joan of Arc”, Epilepsia, 32, 6, pp. 1067-1083) secondo cui le presunte ispirazioni divine di Giovanna d’Arco erano dovute al fatto che la giovane soffriva di epilessia del lobo temporale con aure estatiche. Lo proverebbero le visioni e le voci percepite da Giovanna, che si presentavano in episodi della durata di pochi secondi o minuti, le emozioni che accompagnavano queste allucinazioni, da cui trasse un esplicito senso di missione, e il fatto che diversi casi di epilessia del lobo temporale sono accompagnati da crisi estatiche o religiose (Sacks cita la storia di un paziente che, in preda ad allucinazioni epilettiche di natura religiosa, uccise la moglie e pugnalò se stesso). Sacks stesso fa però notare che non tutti i neurologi concordano con le conclusioni di Foote-Smith e Bayne.

Si tratta di un esempio di “riduzionismo neurologico” in cui, cioè, si riconduce un fenomeno complesso – come la vicenda di Giovanna d’Arco – a un “semplice” disturbo neurologico. La psicologia, la psichiatria e la neurologia della storia sono piene di tali riduzionismi. Basti pensare alle interpretazioni che vogliono che l’ascesa del nazismo sia dovuta alle inclinazioni sessuali di Hitler o alle spiegazioni secondo cui i fenomeni folklorici, letterari, sociali del vampirismo e dei lupi mannari sono sbrigativamente ridotte alla malattia (peraltro rara) della porfiria. Pur ammettendo che una malattia come l’epilessia  possa avere una parte nella vicenda di Giovanna d’Arco, la sua storia non è certo riducibile a essa e deve necessariamente tener conto della complessità storica, sociologica, psicologica della sua epoca. Del resto, non tutti gli epilettici che soffrono di allucinazioni diventano leader religiosi o politici.

Il riduzionismo è estremamente attraente proprio perché semplifica la complessità del reale, scioglie ogni viluppo ed è facilmente rappresentabile a livello cognitivo. Ciò però non significa che abbia ragione. Per quanto non sempre ci faccia piacere, spesso le spiegazioni sono più complicate di quanto vorremmo.

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